Il Principio - The Principle

Ognuno di noi possiede la verità, intraprende quindi il proprio cammino infinito per conoscerla. Questa è l'essenza del sentire, la luce dell'esistenza. Questo è il cammino che in ogni passo del sogno ci porta dal possedere la verità ad essere la verità.
Each of us possesses the truth, then undertakes his endless journey to know the truth. This is the essence of feeling, the light of existence. This is the path that in every step of the dream leads us from having the truth to being the truth.

Saturday 29 November 2008

Il riemergere delle emozioni

Dove crollano le abitudini si lascia spazio alle emozioni.

Piacere

E nella cessazione del dolore, nell'incessante sfumato fluire sensoriale del momento, ritrovai il piacere. Ma non cercai ancora il dolore. Esso sarebbe giunto a me nel normale scorrere del fiume, a risvegliare l'emozione, la musica e le parole.

La vita come imposizione

L'importanza del rispetto della sacralità della vita. Non riesco ad associarla all'imposizione della vita vegetativa tramite un groviglio di tubi che da scatole di metallo, plastica e circuiti, col loro costante ronzio e rumori ritmicamente ripetuti in un'incessante ossessione, penetrano il corpo, ovunque violentando la morte, stuprandola con disprezzo e scherno, allontanandola con calci e pugni, sputandole addosso ed inveendo contro di essa, ed infine ritornano, impuniti, al mistero di quelle stesse scatole. E immagino la vita piangere. La vedo crocifissa in una stanza, su una parete di luce livida, dentro quelle macchine, vedo quei tubi misteriosi inserirsi violentemente nel suo corpo drenato, ormai incapace di provare dolore fisico, inondata dall'abbandono. La vedo piangere per sua sorella, che, con gli occhi ormai troppo gonfi per riuscire a vedere qualcosa, la chiama, con un filo di voce sanguinante amore. E nessuna delle due riesce a morire, in pace.

Relazione tra la stanza da bagno e i pensieri

In bagno si trovano spesso soluzioni a problemi che ci si poneva prima di entrare, con incredibile rapidità. Si sviluppano riflessioni che ci colpiscono per la loro immediata profondità. In bagno possiamo essere noi stessi, la mente non è costretta ad impiegare parte delle sue risorse nella gestione e correzione di pensieri e azioni in base alla percezione ed alla paura del giudizio altrui. Forse dovremmo essere in bagno, nella nostra mente, anche fuori da esso. O forse è bello che esistano momenti preziosi la cui origine contestuale potrebbe imbarazzarci.

Paradiso Introvabile

Finché continuerete a pensare che il paradiso sia lo stesso per tutti, non lo troverete mai.

Thursday 13 November 2008

Mano nella mano, due scendono lungo una strada



« Ho l'impressione, nonostante tutto » dice con voce roca, « che in realtà tu conosca una storia sola, bambino mio, soltanto la storia del centesimo principe, colui che riesce a sciogliere l'enigma, ma non quella dei novantanove prima di lui, che vanno in rovina perché a loro non è andata bene. E quasi tutte le loro storie terminano qui, in questa strada. »



Michael Ende, "Lo Specchio nello Specchio".

Friday 17 October 2008

Riflessione sul bel paese

L'Italia è un paese a gestione familiare.

Gesù si fece uomo

 

"Elì, Elì, lamà sabactàni?"


E Dio fu nominato onnipotente, glorificato fu il suo nome, nel mistero della fede che solo Dio conosceva nella sua onniscienza. Nel peccato dei suoi figli, egli già conosceva la sua scelta di dipingere l'unico desiderio possibile per un essere onnipotente ed onnisciente: quello di non essere Dio. E l'incarnazione del desiderio sarebbe dovuta essere la salvezza per i figli. Così nacque Gesù, il Cristo. La sua vita, il regalo estremo del padre. Tradito da Giuda. Forse il suo più grande amico, forse l'unico disposto ad essere disprezzato in eterno pur di permettere all'amato amico di raggiungere il passo più importante del suo cammino. Forse Giuda rispose solo ad una richiesta di Gesù, il quale era consapevole dell'unico gesto che ne avrebbe glorificato la figura in eterno, liberando l'umanità dal peccato regnante. Quale immenso carisma, quale profonda spiritualità, quale sorriso silente deve essere stato quello con cui Gesù potrebbe aver chiesto all'amico di tradirlo e di tenere per se la consapevolezza della sua fedeltà, il dono prezioso della verità che non avrebbe potuto condividere. Ah, la sofferenza, la croce, la sofferenza, la morte. La resurrezione del cuore dell'umanità. Fu allora uomo per la sua morte? Se Dio mai desiderò comunicare con gli uomini, nella sua onniscenza seppe che l'unico modo per raggiungere il cuore dell'umanità era attraverso la vita di un uomo vero. Essere uomo. Nascere, vivere, gioire, crescere, soffrire, morire. Realmente queste cose lo avrebbero reso uomo? Non sono parte della vita di molti esseri viventi? Cosa, cosa lo avrebbe reso veramente uomo? Abdicare dall'onnisciente onnipotenza non sarebbe bastato se non a creare una marionetta figurante. Dove, dove cercare la vera essenza dei suoi stessi figli? Ecco la grandezza della scelta, la verità dell'onniscienza. Perché non i miracoli, non la morte, né la resurrezione, resero grande la figura dell'uomo Gesù ai miei occhi. Fu una frase. "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?". Ecco l'umanità di Cristo rendere viva la sua pelle, eccolo risplendere di sangue vero sotto e sopra di essa. Ecco il momento in cui Dio si è fatto uomo. Perché credo che in quel momento Gesù cedette, in quel momento di vero dolore, oltre quello fisico, dopo la sofferenza percepibile, all'interno di quella assoluta e avvolgente della solitudine dell'anima, il Cristo avrebbe forse rinunciato alla sua cristianità per una sola carezza di conforto, per porre fine a quell'istante interminabile. Avrebbe forse rinunciato ad ogni frase detta, ad ogni gesto visto come miracolo, quand'altro forse non era che la verità mostrata nell'essenza di un simbolo. Avrebbe abbandonato ogni persona salvata, rinunciando ad ogni passo compiuto, alla sua stessa missione da lui stesso autoimposta. Ad un passo dal traguardo supposto, ormai impossibilitato a tornare indietro, Gesù avrebbe rinunciato, esausto, senza più il suo immenso oceano, trattenendo solo la goccia originale,concentrata in una lacrima pronta a staccarsi dal viso in qualsiasi momento, pronta a scivolare alla base della croce, una perdita più grande della vita, la perdita dell'esistenza originale, la paura che vince sullo spirito. Ecco, non nella resurrezione, non nelle parole, non nella morte, ma nella vera incarnazione umana, Gesù riuscì a parlare agli uomini, in eterno. Io non credo in te come figlio di Dio per come fu predicato e forse non credo nemmeno in un Dio con la stessa immagine che predicasti, l'immagine e gli insegnamenti che mai giunsero originali a noi, nei secoli dei secoli filtrati, mutati, bruciati e persi. E forse nemmeno credo in un Dio che non sia semplicemente il tutto, che non sia l'aria che respiro ed il respiro stesso. Ma desidero credere e amare quel momento in cui Gesù si fece uomo.

Saturday 20 September 2008

Pensiero per il ritorno di Catherine

Questo è solo un pensiero. Ti accoglie, si avvicina e ti sussurra "bentornata", si volta, danza intorno ai tuoi fianchi, piroetta fino alle tue dita, si distende, la schiena contro il dorso delle tue mani, volge lo sguardo verso di te, chinando il capo all'indietro ed innalzando gli occhi, in un gioco troppo ricco di significati per esser ben compreso, ed in tutta la sua complessa bellezza, o nell'immediatezza di quello sguardo ritrovato, ti dice "benarrivata". Distende le braccia a mani unite, quindi le apre, le estende come ali, solleva una gamba, piega il ginocchio, la distende nuovamente, sulla tua pelle, gira su se stesso e svanisce nuovamente intorno a te. Sale, sognando l'ombelico nascosto dai tuoi seni rigogliosi di donna giovane, che ha nel sangue antico la memoria di ogni donna, sfiora pelle con labbra, il candore col sangue, l'unione assoluta del piacere e del dolore, dell'amore e della morte, della vita e della conoscenza, del desiderio e dell'anima, contempla per una vita ed un'altra ancora le linee del tuo collo, come opera d'arte nata da mano umana su tornio divino, e dimentica ogni suo intento, imparando e conoscendo un nuovo linguaggio, e dopo ancora una vita ed un'altra ancora, sorride, ad occhi aperti, così aperti da sembrare oceani appena nati, e si rivolge al tuo viso. Corre scivolando come vento sul tocco delle proprie dita, governando l'essenza intera da un particolare, giunge alla pelle gentile dei tratti regali, quei tratti d'altri tempi che affascinano l'osservatore che sappia sentire, raggiunge la vicinanza del sangue pulsante, lo ascolta, lo assapora, intuisce la magia di come segua il ritmo del tuo respiro similarmente a come due ballerini seguono reciprocamente l'interpretazione del ritmo della musica, un rapporto segreto tra il movimento legato ad ogni respiro a cui risponde il suo futuro ed il suo passato eterno nel sangue, seguendo la musica della vita. Meravigliato, diverso da come credeva che sarebbe cresciuto e diventato, con esperienza, ricordi e paure, vita ed emozioni, si avvicina al tuo orecchio e, mentre percepisce sempre più intensamente il tuo odore, plana rapidamente lo sguardo sui tuoi occhi, quindi lo fa decollare immediatamente, perché, con l'unico frammento di essi colto in un istante, potrà alimentare il mistero senza renderlo impuro rispetto alla sua vera vibrazione. Allunga le mani verso la tua pelle e si rende conto per la prima volta di avere pelle lui stesso, di non essere più solo un pensiero senza voce ed immagine. Sa allora che lo hai sentito. Trasportato dalla rinascita di una profonda comprensione ancora racchiusa nella sensazione nascente che la nutre e la protegge, giunge finalmente a poggiare delicatamente le mani sulla tua guancia e sulla tua nuca. Piccole sulla tua pelle. Chiude gli occhi e poggia la sua guancia contro la tua. Addormentandosi, prima di morire nel suo sogno, riesce a dirti solamente "grazie".

Tuesday 16 September 2008

Attraverso il cemento

L'asfalto, le nostre strade, ci hanno privati del contatto con la morte. Ci hanno privato del contatto con la terra, ciò che resta di secoli di morte di milioni di esseri viventi, la terra che dal ricordo di ogni vita, dal nutrimento di ogni morte, genera la vita. Abbiamo perso il contatto con la vita. Viviamo in un limbo, cercando di ascoltare il calore della terra attraverso il cemento.

Tuesday 9 September 2008

Segno profondo

Ho sognato una violenza che non ha mai avuto. Ho sognato tanti bambini nella casa fatiscente, polvere e detriti, un luogo comunque nostro. Ed ho sognato come ucciderli fosse impunibile. Assi sconnesse su stipiti ingialliti. Calce, polvere e detriti. Scappare, ma loro, non io. Perché già grande. Fermarlo, solo con le parole. Perché non con i muscoli e la rabbia? Perché questa volta non il sentimento del conflitto, ma solo la tristezza? Forse sono più lontano, forse sono più simile. Ma i bambini non erano innocenti. Eppure, non comprendevo la ragione del motivo per ucciderli. E potrebbe non bastare una vita d'esperienza per rievocare un giorno il ricordo e rispondere. Con l'ultimo mio sonno ho toccato l'immagine di un'interiorità appartenente ad un adulto e natura attuale non vuole che lo faccia. Ancora stordito, vado ad affrontare un nuovo sonno. Forse, domani, i colori non mi sembreranno diversi. O forse mi abituerò con i giorni a questi nuovi colori. Sono già più sfumato nell'immagine del mondo.

Tuesday 2 September 2008

Thursday 28 August 2008

Monday 25 August 2008

Crescita esponenziale




Il penultimo passo è a metà del cammino.

Siamo troppi.

Non sono il solo ad aver avuto questa intuizione sul calcolo esponenziale, qualcuno ha proposto un geniale esempio che esplica la natura del pericolo: l'esempio della crescita esponenziale dei batteri in una bottiglia.



Supponiamo che dei batteri in una bottiglia abbiano sempre tutto il cibo di cui necessitano e che il loro unico limite siano le pareti della bottiglia stessa e supponiamo che ogni batterio ne produca per mitosi un altro del tutto simile ogni minuto. Supponiamo ad un certo istante di avere un solo batterio nella bottiglia. Un minuto dopo ne abbiamo 2, due minuti dopo 4, tre minuti dopo 8 e così via. Supponiamo che la bottiglia si ripieni di batteri in un'ora. Dopo quanto tempo pensate che la bottiglia sia per metà piena? Dopo mezz'ora? Errato. La bottiglia è piena per metà dopo 59 minuti. Dal momento che il numero di batteri raddoppia ogni minuto vuol dire che un minuto prima dello scadere dell'ora devono occupare metà della bottiglia. E' la legge della crescita esponenziale. Immaginate di essere un batterio e che il mondo sia la bottiglia. Vi preoccupereste nel momento in cui vedeste ancora metà della bottiglia vuota o credereste che ci sia ancora un sacco di spazio? Supponiamo che un minuto prima che la bottiglia sia completamente piena si aggiungano tre bottiglie identiche alla prima in cui ripartire i batteri. Avrebbero in totale quattro volte lo spazio che avevano complessivamente in partenza. Quanti minuti in più ci vorrebbero per occupare tutto lo spazio disponibile? La risposta è 2. Se avessimo quattro bottiglie invece che una fin dall'inizio ci vorrebbe un ora e 2 minuti per occupare tutto lo spazio disponibile.

Adesso applicate tutto il ragionamento alla popolazione mondiale, allo spazio ed alle risorse. Ci sono molti fattori in più da considerare, tra cui la crescita esponenziale della conoscenza tecnologica, che modifica le modalità di consumo di spazio e risorse, quindi è impossibile fare predizioni esatte, eppure, quanto manca perché metà della bottiglia sia piena?

Fonte dell'esempio:
http://www.worldpopulationbalance.org/pop/bacteria/index.php

Sunday 24 August 2008

Osservazione di un istante

Ha il viso stupendo, in rivoli meravigliosi di sguardi assorti sfuma l'immagine della sua visione. Stretta la stanza, stretto il dolore, rientra sotto la pelle e non lo sento più intorno a me. Sfioro la superficie e provoco anelli concentrici sul tocco della pelle, per metà incorporeo, per metà feribile. E mi allontano da me, come anima nell'assaggio di una futura morte, altro nome della vita dai quali volgono lo sguardo. E mentre mi osservo uno dei due pensa che molti non assaggiano i sapori quando hanno un nome diverso. Sono l'osservatore e sento i pensieri dell'immagine riflessa, ma l'umiltà cede posto allo sconforto, ricordandomi che sono l'origine di ciò che osservo, e non mi sento più saggio, ma debole e perso. Le sirene non voleranno mai, eppur desideriamo il loro canto. E colui che desidera il cielo potrà mai desiderare il canto di una sirena, che solo la voce al cielo potrà offrire, forse per ingannarlo e morderne famelica il colore intenso e sfuggito al crepuscolo? Più mi sento indifferente alle ferite e meno credo di vivere, più ascolto il dolore di ogni taglio e più credo di essere debole. Scivolo, senza rabbia, scivolo nel tempo, fermo e solido, mi osservo. Osservazione di un istante lungo come un velo che copre il tempo esteso che percepisco in ogni direzione come vicino.


 

L'osservatore silenzioso che dall'alto mi osserva

Ho visto angeli spiccare un salto immenso, alzarsi in volo, dopo aver vissuto tra gli uomini, e ritrovarsi a metà del volo sfiniti. Li ho allora visti volgere lo sguardo alle proprie ali e vedere gli uncini ai quali erano appese mille illusioni lasciate dall'immersione nel sogno apparentemente intangibile di mille pensieri di mille anime diverse. Ho visto diavoli compiacersi della propria condizione e torturare la propria pelle una volta privi di prigionieri. E angeli e diavoli non differiscono, gli uni sono gli altri differentemente giudicati.

Così come la spiga di grano si innalza dritta e fiera verso il sole, resta solida nella terra al tocco del vento ed una volta matura china il capo, comprenderemo di aver raggiunto il cammino della conoscenza quando chineremo con umiltà il capo, la mano sporca di fango, non come servi, ma come chi volge lo sguardo verso la terra e le orecchie verso il mondo. Le illusioni sono il mezzo per raggiungere la conoscenza, ma essa si trova lontana dallo sguardo. Dove ti trovi adesso? Solo tu lo sai.

Io sto roteando nel silenzio dentro un'illusione e giro da giorni tanto che non provo più la vertigine. E sono l'osservatore silenzioso che dall'alto mi osserva, ogni tanto sorride, occhi gentili e lontani.

Thursday 7 August 2008

L'ultima pagina

Ho sognato di camminare abbracciandoti ed eravamo uno. Tu eri in me, al risveglio. Nella notte sentii il dolore, a me fu donata la vita. Così mi chiesi se eri mai esistita, realmente, perché ho percorso da solo quella strada e non potrebbe essere stato altrimenti. Non c'era un lieto fine. Non c'era il lieto fine. Non c'era. Dovetti leggere l'ultima pagina a lungo, lentamente, e non fui incredulo delle lacrime. Non potevo credere che quelle fossero realmente le parole che stavo leggendo. La bellezza struggente di quell'ultima pagina cambiò il colore dei miei occhi ed ancora oggi provo un'inebriante sensazione allo stomaco, che spezza la realtà ogni qual volta pensi a quelle parole. Ma non le saprai mai. Sai, era vero, l'aveva amata e lei era morta. Adesso ricordo. Ricordo che non si era fermato davanti alla sua finestra, ma davanti al suo letto. Non poteva vederlo, perché stava morendo in silenzio, sognando. E non poté mai dirle addio. E non poté mai dirgli addio. Ho pianto, perché lui ha continuato a vivere fino al giorno in cui mi ha raccontato la sua storia. Siamo soffi di vento nel vento, amanti della polvere e del profumo che ci accompagna, piccola mia, la fine è già scritta e non ricordiamo il giorno in cui abbiamo deciso le parole che ne sarebbero state il sigillo. Combattiamo per raccattare quei piccoli frammenti di sorriso e non vogliamo mai alzare lo sguardo per vedere dove siamo realmente. Sto appassendo e solo ora mi rendo conto che non sei reale, perché solo io posso morire.

Sunday 3 August 2008

Augurio agli innamorati - A wish for lovers

Vi auguro di imparare non a volgere i vostri passi verso un traguardo comune, bensì di riscoprire insieme il traguardo in ogni passo, poiché questa è la vera natura di un cammino.

Vi auguro di riscoprire la vera bellezza specialmente quando avrete imparato a vederla attraverso gli occhi di chi amate, poiché allora sentirete la sua vera bellezza.

Vi auguro di imparare a mettere la musica, là dove l'altro metta le parole.

Vi auguro di essere sempre sinceri l'uno con l'altra, così che della verità dell'altro possiate innamorarvi profondamente.

Vi auguro di chiamare casa qualsiasi luogo in cui vi terrete per mano, poiché casa è ovunque ci si senta liberi.

Vi auguro di pronunciare ogni parola, di muovere ogni gesto, di vivere ogni respiro insieme, così come fareste quando siete soli, poiché così fanno i bambini nella loro sincera semplicità.

Vi auguro di scoprire che la vera forza risiede negli atti di amorevole umiltà, nell'ascoltare quando invece vorreste parlare, nel tacere quando saprete muovere il silenzio come una carezza, nell'aprire il vostro cuore invece di chiuderlo nell'illusione di poterlo proteggere.

Vi auguro di non voler mai insegnare nulla a chi amate, bensì di imparare reciprocamente l'uno dall'altra ogni giorno della vostra vita insieme.

E che questa vita sia lunga e serena, che il vostro passo sia saldo in salita così come in discesa, e che nel pensare ad ogni momento vissuto insieme, possa il sorriso dipingersi sui vostri volti.

Possa l'amore essere il vostro maestro.

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My wish is that you may learn to turn your steps not just towards a common goal, but to rediscover the finishing line together in every step, for this is the true nature of a journey.

That you may discover the beauty of looking through the eyes of the one you love, only then will you find true beauty.

That you may learn how to put music where the other puts words.

That you may always be honest with each other, in order to fall deeply in love with each other's truths.

That you may call home any place where you hold hands, because home is wherever you feel free.

That you may pronounce every word, make every gesture, live every breath together, just as you would when you are alone, because this is what children do in their honest simplicity.

That you may discover that real strength lies in acts of tender humility, listening when you'd rather talk, keeping quiet and moving silence like a caress, opening your heart instead of closing it in the illusion of being able to protect it.

That you may never desire to teach anything to the one you love, but only learn from each other every day of your lives.

And may this life of yours be long and serene, may your steps be steady on the uphill stretch as well as on the downhill one, and may a smile come to your lips every time you recall the moments spent together.

May love be your master.

Friday 18 July 2008

Circolo vizioso

L'essere umano mente a se stesso al fine di evitare la conoscenza della sua propria natura, in quanto non riuscirebbe ad accettarla a causa dell'illusione di verità nella quale vive. Finché l'essere umano non riuscirà a conoscere ed accettare la sua propria natura, perpetuerà l'illusione di verità nella quale vive.

Thursday 17 July 2008

L'attimo di un desiderio

Non di una vita, petalo, se dolce speranza dell'attimo potesse ricorpire l'intero fiume, goccia che si espande, io donerei il mio dolore, rinunciando a ciò che ho di più prezioso. E non vi è domani diverso da quello che dipingo adesso, in questo istante. Lasciando cadere la fiamma, incendio il custode delle parole, ignaro candore. Nel ricordo di mille racconti, terminati con una goccia di sangue sul fondo del vetro, sogno di accasciarmi, in ginocchio sconfitto, mantenendo nel cuore la posizione composta del meditante. Osservami mio cuore, ed impara. Osservami ed imparerò. Vi è lo scorrere dell'intera creazione infinita in questo respiro ad occhi chiusi, vi è tutto ciò che va oltre e più profondamente di questo desiderio. Solo chiudendo gli occhi, trattenendo il respiro eterno in me, così che sia l'anima a respirare, potrò inseguire una goccia che cade dal cielo nell'oceano, senza perderla mai. Più profonda della lama nella paura, più oscura dell'occhio prima della luce, più luminosa dell'immagine dipinta della verità, desidero credere alla danza di sangue di questo desiderio. In un dolore maturo che torna fanciullo, ritrovo l'origine, il luogo dei primi passi, torno a casa, per un nuovo viaggio. E rinuncio all'ultimo sonno guaritore, rinuncio per il tempo del sentire al tempo del toccare. Ascendi ad essere oltre il mio dipinto, portandomi con te. Ancora un passo e vedremo il mare ed il cielo. Voltandoci indietro. Ogni movimento sarà gentile, né la caduta più violenta potrà essere più impetuosa del leggero volteggiare di un petalo nella brezza notturna di fine estate. Un tramonto di emozioni, irrora ogni spazio, trascinando il tempo nell'orizzonte. Sii, adesso.

Monday 14 July 2008

Attese per sempre

Attese per sempre che arrivasse qualcuno.

La fine è un mistero.



Sotto nuvole felici e sole come me, contemplo l'emozione umana che ha fine indefinita e sfumata. Non per poesia ed ambizione, ma per vera incarnazione, sento il sangue linfa dei pensieri, suppongo che il dolore nel petto che scivola in rivoli scuri sulla tela dei pensieri, annerendo i raggi di luce filtrata, sia parte della cura, la lenta via della guarigione.


Imperi costruiti in anni e distrutti in un giorno, oggi vedo distrutto in un giorno il muro di roccia che si era posato come polvere incancellabile sulla luce dello spirito, imprigionando la libertà dell'anima. Oggi vedo la bellezza di questa distruzione, l'impero della mente che produceva le sue stesse catene, oggi provo ancora una volta il dolore della rinascita.


Mi seguano angeli senza volto sul grande cielo della mia fuga, in questa corsa senza terreno io corro verso il grande universo, pronto a nascere.


Giunto in terre lontane, attendo l'eterno in un istante per tornare a casa. Il dolore è dipinto su queste vesti di errante, pellegrino dell'anima. Sono solo tra la folla invisibile, duro nel volto celato d'alabastro, con crepe nel cuore che sgorgano il rosso canto della terra natia. E piangerò nella gola ad ogni passo, per ritrovare il suono del suo nome. Portami a casa, amore, portami a casa, lontano da questo nuovo dolore, perché non nacqui per conoscere e scelsi di cadere, un giorno sarò dio, ma oggi luce ed ombra lascio scivolare come pioggia, per il mare di emozioni che m'annega.


Il rumore di vetro infranto, lo chiamai cristallo.
Il suono del mio canto, la carezza sulla quale far scivolare il passo.
Perché il cammino è lungo, perché il cammino è vero, perché il cammino è tutto ciò da cui non fuggo.
Sentendo la promessa infrangersi chiamai vetro infranto nel ventre il suo suono.


Disperdo lo sguardo in fiamme, lasciando che si intorpidisca nello sfumare della luce danzante, perché questa è la storia del vecchio e la si può capire solo leggendola attraverso le lacrime. E non ricordo se lei morì, ma ricordo che raccontò di averla amata. E non ricordo se si fermò fuori dalla sua finestra, senza che lei potesse vederlo. E' strano, ricordo il suo nome, ma non il modo in cui lo pronunciava.


Cosa mi muove a ricordare, se non il desiderio di essere? Ma non sono ricordi di questa mia vita. Sono delle mille vite in cui fuggo per non ricordarmi il presente.


Questa storia, come la meraviglia di un bambino che riprende il gioco ed il sorriso così, d'improvviso, dopo aver pianto per la paura dell'inaspettato dolore, mi accompagna per mano. Ed è solo lei a farlo.


E se il sogno mi sognasse, sarei dispiaciuto e pentito di non aver capito? Non importerà quanto volerò talmente in alto da vedere tutto e niente. Il cielo non smette mai di attendere, eppure vedo angeli invisibili cadere.


Morì. Raccolsi le sue cose e vidi l'ombra di ognuna rimanere al loro posto.

La fine è un mistero.

Sulle terrazze dell'ospedale




Cammino sulle terrazze dell'ospedale, sui tetti, sopra tanti come me, che saranno o sono stati, modero il dolore con passi lenti, e non dorme mai il mio cuore. Vento di pioggia, lacrime calde d'estate, compagne di un nascituro sorriso soffocato dal silenzio, prima di domani sappi, ovunque e adesso, io ci amo.






Parlo in silenzio, all'immagine in me. Passo davanti alla finestra della mia stanza. Avvicino il viso al vetro, oltre il riflesso vedo il letto vuoto e gli oggetti sul tavolo. Forse sono il fantasma di un me che non è mai esistito in questo istante.

Sunday 13 July 2008

Vibrante tremulo fremito

Notte. La finestra socchiusa, l'aria notturna dell'estate viene per alimentare il sudore. Tutto tace, lentamente il torpore sfuma dileguandosi ai lati della coscienza. Mi alzo nel silenzio, riscoprendo la sensazione veritiera del mio corpo e dei suoi limiti. Pochi passi. Fremito. Dal collo viene a sussurrare la fragilità dell'essere illusorio alla mente, ogni concetto e convenzione, ogni intricato e solido apparato mentale trema al semplice sussurro portatore del sospetto di quello che verrà. Fremito, il corpo ha sentito la paura della mente. Ecco la promessa dell'istante entrare nel sangue e lasciarsi trasportare nel cuore delle membra, ciascuna risponde. E mi ritrovo vibrante. Tremo, di brividi fragili come gocce di freddo sudore nel quale sembra racchiusa la linfa sfuggente del filo sottile al quale è appesa la vita di ognuno. Raggiungo il letto. Entro a fatica, tremulo e debole, anelante di essere dentro, al caldo. Mi accuccio, mi piego su me stesso, riduco gli spazi scoperti, mi faccio piccolo, mi chiudo e tremo. Mi fermo. Brivido. Tremo. Intervallo. Tremito forte, mi muove le membra in contorsioni del corpo intero. Mi fermo. Sono tranquillo, in questa tortura. La mia fragilità che lotta per affermare il suo diritto di essere vera, di essere se stessa. Tremo, il mio corpo combatte. Fremiti a intervalli, onde forti, onde lievi, ma non cessa. Braccia piegate e mani giunte, una copre l'altra, come in una strana preghiera orizzontale, trema la testa davanti alla loro unione, delirio mistico, gambe piegate, più piccolo dei piedi di un bambino. Non sono qui, non sta accadendo, sono qui, sta accadendo e lo sento, non ho paura. Non ho paura di essere fragile. Sono io, vibrante tremulo fremito, e questa è la mia notte di lotta solitaria. Le lenzuola non bastano, il caldo dell'estate che si fa strada dalla finestra non basta, conservo il calore del mio corpo, ma si consuma con la linfa che sudo nel letto, evaporando respiri infranti nell'aria. Perdo il senso del mondo, diventa un ricordo lontano di ieri e di domani. Questa stanza non basta, è troppo grande per abbracciarmi, piccola per proteggere i miei pensieri, troppo piccola per proteggere i miei desideri. Perché vorrei poter volare via, in un tempo ed un luogo d'amore, una sosta nel cammino, un traguardo felice, per stanotte, pelle gentile e desiderata, mai ho amato così tanto la mia ed il suo calore, ma sta soffrendo, immaginandosi presto livida nell'abbandono della rinuncia. Non è la febbre dell'essere, ma il fragile sospiro dell'esistere, fonte e soluzione dell'unica vera paura e ricerca. Che importa, domani starò bene. Non si insinui in me il granello di scuro pulviscolo della paura che il sospiro si spenga come ultimo adesso. Domani sarò nuovamente nell'illusione del mondo. Sorridi, piccolo, sorridi senza motivo, abbracciandoti, amandoti, perché ora sei solo, fragile, vibrante tremulo fremito di vita.

Saturday 28 June 2008

Mille bolle di vetro

Non esisteva un perché. Mille bolle di vetro, Scuotendole si sentivano le risa, i pianti, le parole e il silenzio. Niente neve finta. Stava lì nella stanza, con le mille bolle di vetro. Si domandava se nello scriverne sarebbe stato affascinante raccontare di come si fosse reso conto dopo un iniziale intorpidimento dei pensieri che quelle bolle rappresentavano i suoi ricordi, frammenti non realistici eppur veritieri della sua vita. Si avvicinò per osservarne due, vicine tra loro, posate sull'ennesimo piedistallo bianco. Tutto era bianco, al di fuori delle bolle, pavimento, pareti, superfici. La luminosità innaturale data da questo colore aumentava il senso di vastità del luogo, un senso di vastità sfumante, irreale. Si perse per svariati minuti nelle scene rappresentate. La minuzia dei particolari, il gusto per i dettagli rendevano ognuna di esse un piccolo capolavoro, una meraviglia che non si stancava mai di mostrare nuovi particolari. L'espressione dei volti, a volte minuscoli eppur curati, la scelta dei colori, dei materiali,  la disposizione di ogni oggetto ed i giochi di luce, parevano studiati affinché tutto sembrasse non tanto vicino alla realtà quanto alle sensazioni che ogni scena voleva esprimere. Si distolse. Un pensiero più affascinante. Avrebbe potuto scrivere di come ognuna di queste bolle rappresentasse un frammento delle innumerevoli vite vissute dalla sua anima, istanti piovuti nello spazio e nel tempo, raccolti nell'ora e sempre, luoghi unici dell'ovunque, come note dell'opera sonora del suo essere vibrante. Un'interferenza. Qualcuno, leggendone, avrebbe potuto riconoscere i ricordi come suoi e reclamarne il possesso. Avrebbe fatto crollare tutta l'impalcatura del suo successo. Eppure, un rischio da correre. Ognuna di quelle scene aveva un'intrinseco potere di ispirare racconti di incredibile bellezza, profondi, intensi, inaspettati, geniali, coinvolgenti, capaci di far trattenere il respiro e rapire. Ve ne erano più di quante avrebbe mai creduto di poterne sentire la necessità. La sua fonte inesauribile. Ora doveva solo capire chi era, che posto fosse quello, come ci fosse arrivato e come se ne uscisse.

Monday 23 June 2008

Il saggio ed il fiume

Il saggio non segue il fiume verso la foce, bensì lo risale per trovarne la sorgente.

La metà emersa nel mare di un incubo 

Scorrendo acqua in rivoli di cascata sulle mani giunte che accarezzano la testa, due immagini, la donna, le sue mani sensuali, la bambina, le mani gentili sulla sua testa, lei, lo sguardo perso in cerca di una fuga nel mondo oltre la parete, l'acqua sul suo corpo, gambe immobili. Sempre. La donna, forse una vita negata della bambina. La bambina, forse il pensiero emerso per metà dall'inconscio, un incubo senza ricordo. C'è un mondo che prega, c'è un mondo che vive, che brulica e accusa, che china il capo trascinando membra stanche e grigie, che sogna istanti in colori brillanti, che allunga il tempo con la mente là dove sia finito, che cade nel ricordo del niente, per ciò che è non vissuto. E se lo assaggi senti il passato e la verità, e se lo assaggi vedi il fiume sotto i tuoi piedi, accorgendoti di quanto sia fragile il limite di cristallo del tuo limbo. Là nel vortice sei nato, non dimenticare gli odori nello stomaco della tua nascita e della tua vera destinazione. Nessun premio all'arrivo, qui non si conserva nulla, si brucia e si riparte, non c'è spazio nemmeno per la delusione, ci si conforma alla fornace. Brucia senza lacrime, mentre l'anima fugge. Brucia senza ricordo o riconoscenza. Brucia, scarto tra gli scarti. Bentornato a casa. C'è un nuovo giorno per te, affonda nel fuoco la metà emersa nel mare di un incubo.

Sunday 15 June 2008

La ricerca delle risposte

Cerca le risposte dentro di te. Intorno a te, cerca i mezzi per trovarle.

Non trascorrere un solo giorno senza domande.

Il tesoro non sta nella risposta, ma nella ricerca della stessa.

Thursday 15 May 2008

Contraddico?

"I luoghi sono dentro di noi..." disse il filosofo, riuscendo ad inciampare su uno stelo d'erba.

Imparare

Il bambino ed il maestro parlano parole semplici. Entrambi mostrano silenzi meravigliosi ed enigmatici. Entrambi sanno rispondere col sorriso. Alla fine del cammino di crescita, il maestro sa abbracciare il bambino, ed imparare.

Saturday 26 April 2008

Monday 21 April 2008

Nuovo cielo

Sotto un nuovo cielo, la sua stessa alba ne è madre, con l'attenzione di chi riconosce la trasparenza nel vetro colorato e guarda oltre, osservo i colori di sogni che si avvicinano ad una volta inaspettata nella spirale. Gioisco, perché potrò essere me, anche fuori dalla linea curva. Sto nascendo nuovo di nuovo, sotto un nuovo cielo.

Wednesday 16 April 2008

Limbo del giorno

C'è una forma di tristezza, in un mondo nuovo, come per il cercatore che incontra il paradiso, scoprendo che è vuoto e abbandonato. Nulla è come sembra, pensavo di essere invunerabile perché non avevo aspettative, scopro che posso essere ferito comunque, e mi accascio, in silenzio. Forse è solo il dolore del parto, che stringe e chiude, prima del pianto, prima della luce. E' un attimo interminabile, cammino su terra bruciata, senza meta, svanisce il miraggio del mio passato, svanisce il miraggio del mio futuro, benvenuto nel mio nuovo limbo del giorno, vedo il sole e non lo sento.

Tuesday 25 March 2008

Sono una goccia di pioggia

Sono una goccia di pioggia. Il mondo mi corre contro, sempre più velocemente. Fa scappare il cielo. E piango me stesso.

Emozionato dalla vita




Oggi ho visto la luce dell'inferno. Solo un bambino può capire. Quando sembrerai un estraneo per i tuoi amici avrai trovato te stesso. Sono emozionato dalla vita.

Saturday 22 March 2008

Maestri uomini

Non mi sento appartenente a nessuna religione. Non desidero appartenere. In questi giorni di tradizione, penso ai grandi maestri. Quelli più conosciuti, quelli meno conosciuti e quelli che ho conosciuto forse solo io.

I grandi uomini. E' davvero importante sapere se Gesù è nato da una vergine? E' davvero importante conoscere la sua natura soprannaturale? E' davvero importante sapere se sia resuscitato o se avesse un gemello? Se le storie giunte fino a noi siano verità effettiva o fantasia tramandata?

La cristianità di Gesù non stava nei suoi miracoli, ma nella sua umiltà. Non nella sua natura sovrumana, ma nella sua umanità. Nel suo dolore, nella sua passione, nei suoi desideri, nelle sue azioni umane.

Ammiro maggiormente un ateo che sappia accarezzare un disperato, rispetto ad un cristiano che perpetui come unica forma di cristianità supposta l'andare in chiesa ogni domenica.

Non ho bisogno di templi per l'anima. Non ho bisogni di giorni speciali per lo spirito. Sono e vivo ora e sempre. Vivo il mio spirito in ogni istante, sinceramente uomo, lieto di inciampare e rialzarmi, lieto di condividere un sorriso ed una lacrima, lieto di saper vivere sorrisi e lacrime anche da solo. L'umiltà di rispettare colui le cui lacrime ed i cui sorrisi siano diversi dai miei, l'umiltà di non cercare di portarlo a dipingerli del mio stesso colore, rispetta la libertà del maestro che è in ognuno.

Nasce il maestro bambino, cresce ed il maestro si allontana, osserva ed apprende, tacitamente insegna, fino a ritornare per mostrare all'allievo la grande scoperta: l'allievo non necessita del maestro, adesso ha già la saggezza che cercava.

La grandezza di ogni maestro sta nella sua caduta e rinascita, la ricerca iniziale, la disperazione e l'illuminazione vissute come uomini e non come divinità.

Un saluto a tutti i maestri. C'è ne uno in ognuno.

Thursday 13 March 2008

L'unione dei sogni




Il sogno del sonno è la realtà dell'inconscio vissuta nel conscio. La realtà della veglia è il sogno del conscio vissuto nell'inconscio. La verità risiede oltre l'unicità della loro unione.

Tuesday 26 February 2008

Saturday 23 February 2008

Occhi e ferite

Ferite nel cuore che si induriscono nel tempo, lo appesantiscono, sufficientemente sostanziose nel loro spessore, affaticano ogni battito. Come un parto continuo che non potrò mai capire, pompano la folle corsa di un sangue che scurisce l'intensità degli occhi, li rende capaci di scorgere la verità dei teatri di cartapesta che chiamano mattatoi dell'anima, l'illusione di universi superiori che sovrastano come immense sfere d'oceano il capo di meraviglie oscure, chino, con i capelli che coprono viso e dolore. Membra stupende, poesia scura del movimento nel desiderio del possesso estremo. Bruciano. Solo chi può vedere non compatisce, solo chi può vedere resta in piedi nel vederle bruciare e allunga una mano solo se chiesto, senza lasciarsi bruciare più di quella, perché egli non è illuso, perché egli persegue una verità che non inneggia al suicidio della poesia che trae l'estrema sua intensità dall'autoconsumo dell'energia intrinseca dell'esperienza, succhiandone la linfa di sensazione per soffrire ed essere nella sofferenza. Egli persegue la verità oltre l'illusione e non dona il suo cuore per soddisfare la sua ricerca solo attraverso i riflessi. Occhi e ferite in esso trovano origine solamente nella sua esperienza originale.

Saturday 16 February 2008

L'ultimo abbraccio del vento

Lascia che venga a me, quell'attimo e scintilla, lascia che dica ciò che sento, pur se non dovessi credere alle parole, perché adesso conta solo il sentire, sottile ricordo dell'origine. Su petali flebili ed in forza e rabbia di piccolo fragile come rimasto oltre il mutamento del corpo, gli stessi occhi da adulto nel bambino, gli stessi occhi da bambino antico, mai cresciuto nei secoli, là dove il fiume svolta per cercare il mare, prosegua oltre la paura di sbagliare questo sentiero, là dove anche i rami degli alberi, ed il vento, parlando attraverso le punte dei cipressi, come uno spirito che possiede un'immagine, con sforzo stremante, per poche parole che non sa se mai verranno comprese e su quell'istante gioca la sua eternità, indicano di non proseguire e di seguire il corso del fiume, lascia che sia uomo e possa dire no, perché nemmeno la natura intera, nella sua interminabile bellezza, potrebbe realmente decidere con sicurezza il mio cammino, nemmeno l'esistenza stessa e l'eternità potrebbero affermare e convincermi di conoscere il mio cammino meglio di me. Sono un cercatore e cercherò, in questo giorno immenso che supera l'arco della luna in ogni notte, mentre l'anima di ogni poesia osserva dall'arco della mia notte eterna ogni giorno, braccia aperte ad un cielo non più sopra, intorno, avvolgente come l'aria dimenticata che finalmente mi ritrova, amante remota, giunge a me il suo messaggio, nonostante il vento, mi congederò, è un abbraccio di saluto prima di addentrarmi e lasciare la vita come polvere funeraria nel fiume, raccolgo il respiro facendo vincere l'odore del mio incenso in pelle su quello dei fiori, e adesso ammirino la bellezza di me, uomo, mentre entro nell'utero nascosto di questo esistere.

Thursday 7 February 2008

Fate silenzio.

A tutti coloro che non hanno mai sentito le urla di un bambino in ospedale. Fate silenzio.

Wednesday 23 January 2008

Formicaio

Lamentandoci biasimiamo una coscienza superiore, spolverando via la colpa dalle nostre giacche. Le formiche vedono la grandezza del formicaio, l'opera architettonica complessa e minuziosamente perfetta che li accoglie. Guardiamo il nostro formicaio e crediamo che non funzioni, che sembri voler respingere o distruggere noi ed anche ogni altro insetto. E' troppo grande e troppo complesso perché possiamo contrastarlo, noi, formiche visibili. Eppure ci dimentichiamo che non vi è alcuna formica gigante che l'ha costruito al nostro posto. Siamo stati noi, granello dopo granello, seguendo l'incanto dell'effetto della somma di milioni di operazioni semplici e minuziosamente intricate nella trama, che abbiamo costruito il nostro formicaio, ognuno nel suo piccolo e grande universo, come neuroni di un cervello. Dipende da noi. Creatori del sogno illusi di non esserlo.

Tuesday 22 January 2008

Una nuova verità

Guardami, ora, vicina. Ascolta e osserva, pensavi piangessi, mi alzo, mi elevo, espando le braccia e sorrido profondo, che non soddisfi il tuo dipinto del mio pianto. Su trame d'oblio scivolo senza cadere, l'immagine di luci colorate nell'acqua corrente i miei occhi scorgono chiusi. Una nuova verità.

Su scogliere riflesse

Su scogliere riflesse
Ho visto il suo danzare
Di nuvole sparite
Il ricordo nell'istante
Regina del velo
Ora bianco ora nero
La linea delle gambe
Nel trasparire chiaroscuro
I miei desideri
Tra i veli persi
Avanzano scostando
Con fremito e attesa
Nel battito incessante
Del desiderio che ritarda
Sponde gemelle
Di terra promessa
Richiama il vento
Ogni forma del suo gesto
Come l'illusione bianca
Nella poesia dell'altrui vita
Un batter di ciglia
Ora svanita

Sunday 20 January 2008

In ginocchio raccolta

In ginocchio raccolta
Espande l'universo
Davanti alla pietra
Pregante in lapide
Steli d'erba non sente
Viva pelle e chiara
Radici mancate alla madre
Radici madre mancanti
Mani dalle grate
Mente il corpo contorce
Di piacere immondo visto
Sotto gonne sporche
Mai viste al cuore
Mai viste alla madre
Eran di madre sempre
Mente e ride
Piange e sente
Se vento riflesso
Pietra insegna
Con occhi assorti
Su lapide scrive
Gambe da sirena
Epitaffio dell'erba
Poesia della pioggia
Persa ormai persa
Terra in terra
Non sulla pelle
Inarca la schiena
Piega e spezza
Prega desiderio
Fuggi l'istante
Del suo pregare
Che alcun dio ricorda
Ed urla nell'onda
E beve nel vento
E geme e gronda
Il silenzio nelle vene
Grida nel tempo
Che non possa fuggire
E piangere l'abbraccio
Di radici mancate
Graffia il morso
Labbra desideri
Versare in gocce
Non vede la chioma
Da schiena perfetta
In curva dipinta
Davanti alla pietra
Di gambe raccolta
Cantano le mani
Che vibra la terra
Al suo pensiero
Suono nell'universo
L'odore della pelle
Più dello spirito eterno

Thursday 10 January 2008

Ogni cosa che scrivi

Ogni cosa che scrivi è traduzione e proiezione di qualcosa in te, maturata attraverso l'esperienza, la quale può essere vista come il risultato di un processo di acquisizione esterna e filtraggio di elementi dal mondo illusorio, umanamente chiamato mondo reale, che modifica se stesso dinamicamente attraverso la variazione dei parametri di filtraggio stessi i cui valori mutano grazie alla processazione di nuova informazione acquisita e successivamente processata. Questo processo di apprendimento è caratterizzato da una relazione ciclica di apprendimento, il cui metodo evolutivo è relativo e proprio dell'io personale. Ogni avvenimento è vissuto in modo soggettivo, l'esperienza non è data dall'avvenimento stesso, dall'elemento acquisito, bensì dalla personale reazione ad esso, reazione che, grazie alla nuova esperienza acquisita, è soggetta a mutazione. Poiché tutto nella vita interiore è collegato, l'esperienza alimenta un processo di trasformazione globale dei parametri del processo di apprendimento e conseguente evoluzione secondo una propagagazione ramificata dell'effetto di variazione lungo percorsi di relazione tra la particolare esperienza acquisita e gli elementi componenti dell'esperienza globale. Il potere di variazione dei parametri di filtraggio globali associabile al singolo evento di apprendimento, se si sceglie di identificarne uno considerando un intervallo sulla continuità dell'apprendimento che includa ciò che umanamente possiamo considerare come un singolo avvenimento di importanza e quindi di effetto sensibile, secondo schematizzazione mentale, ricordandoci però che l'evoluzione e l'apprendimento sono processi continui, perde la sua efficacia durante la propagazione lungo i rami di relazione proporzionalmente alla distanza percorsa, questo, in altre parole, implica che l'apprendimento relativo all'evento avrà tanto più potere di trasformazione su di un elemento dell'esperienza globale, che, anche in questo caso, ricorderemo essere un tutt'uno che solo per comodità immaginiamo composta di singoli elementi, al fine di rendere più comprensibile la trattazione, tanto più il tale elemento sarà considerato in relazione stretta con l'evento fonte di nuovo apprendimento. E' interessante notare che i gradi di relazione tra le varie componenti dell'esperienza globale sono anch'essi parametri modificabili dall'acquisizione di nuova esperienza. Questo implica che l'acquisizione di esperienza è un processo capace di modificare se stesso grazie a meccanismi che mutano essi stessi durante il continuo processo di apprendimento. Un avvenimento avrà effetto di trasformazione interiore tanto più forte quanto più vicino sarà al punto dell'esperienza sul quale inciderà durante il percorso di interiorizzazione dello stesso, ma, tale vicinanza, non è necessariamente una distanza dipendente dalla relazione consciamente stabilita tra due punti dell'esperienza, bensì, più profondamente, dipenderà da relazioni costituite da sensazioni che accomunino tali punti. Ecco quindi che l'apprendimento raggiunge una sfera dell'esperienza che fonda le sue radici nelle sensazioni e quindi in quella parte non direttamente controllata dal conscio. Chi riesce a percepire le relazioni tra sensazioni e pensieri e genera il suo pensiero basandolo sulle sensazioni e non per semplice costruzione e derivazione attraverso altri pensieri è più vicino alla corretta traduzione dell'esperienza acquisita e più profondamente rispetta la direzione della propria evoluzione. L'uomo è un essere dinamico. La goccia originale è il vero io.

Monday 7 January 2008

Miele e veleno



Miele e veleno.

Fragile alchimia. Il contatto degli universi, la vibrazione dell'istante, impercettibile, irrecuperabile, linea tra veglia e sogno. Così sono uno e tutti. Sono quell'anima che non voleva lasciare tracce. Ora impara a non temere. Sono quell'anima che desiderava detestarsi. Sta imparando a non farlo. Luci ed ombre si amano, fiumi si incontrano, ognuno porterà un po' d'acqua dell'altro in se. Sto versando il mio io in ogni io vicino. Sto bevendo, inconsapevole assetato, che pur profondamente sente la sua sete, ma fatica a riconoscerla in questa forma, mi sto dissetando con l'acqua di mille fiumi, ed essa diviene me.

Mi sciolgo in un fiume...


Sono il vento incessante sull'abbraccio degli amanti, sono il dolore di chi ha tradito, la paura di chi perde il traditore, la colpa che non vorresti sentire. Sono miele e veleno, immerso nel punto d'incontro di mille fiumi, osservo il mio io riflesso in un cielo distante che ancora cercherò di chiamare casa.


Sposami. In un senso che nessuno ha mai espresso. Hai tutta la vita per pensarci.


Sono miele e veleno in ogni emozione, in ogni sensazione, nel vorticante gioco d'amore di luce ed oscurità.


Sono il grido dei bambini tra le macerie, sono l'attimo in cui chiudi gli occhi senza avere il tempo di pensare che forse morirai, sono l'attimo che hai per sentirlo. Sono il respiro dell'attesa per il desiderio ed il sospiro finale, sono la rabbia inaspettata del creatore, che scaglia se stesso come un uomo che piove sul mondo in mille frammenti, sono la fine di ogni magia, nel battito di un'ala presto spezzata. Sono la fenice della tua vita, ti converrà amarmi, perché risorgerò sempre, ogni volta che mi incendierai con la tua passione. Sono la chimera che tenevi fuori dal campo visuale della tua mente, che finalmente giunge, non puoi credere che sia realmente il mostro che la fantasia suggeriva all'inconscio, sono la tua stessa meraviglia nel vedermi, nell'attimo in cui il mio terrificante giungere trova termine. Mi nutro di miele e vino, diventano sangue in me, mi nutro di miele e veleno, diventano il sangue più interno in me. Sono il ritmo del tuo incedere ogni volta in cui inciampi, sono l'attimo incerto prima della caduta, sono l'inaspettato avverarsi di me. Sono il viola nel cielo sopra la tua città, sono così vero che non vuoi credere a me. Sono l'istante che precede ogni volta in cui smetti di credere in chi ami, sono l'istante in cui ricominci a credere in chi ami, ma ha un'altra anima. Sono l'inarrestabile spirale, il cerchio che non si chiude mai e che ti porta sempre tra braccia che credi nuove e si rivelano le stesse che vedesti prima di nascere. Sono il tuo peccato originale e non mi troverai in nessuna favola. Sono la rinascita in cui non credevi, sono l'immagine di chi ami che danza a braccia aperte su spiagge che non hai mai visto, con la libertà che sogni. Sono le tue parole, ogni volta che racconti di aver sentito il calore della terra mille volte, solo perché desideri averlo sentito. Sono la magia in cui credi, per questo vera, sono la follia in cui ti vorresti immergere, per questo inarrivabile, irrinunciabile. Sono il momento in cui perdi ogni cosa in cui credi, sono il momento in cui inizi a sognare dopo la rinascita. Sono lo specchio del tuo dolore, il riflesso nell'occhio del lupo, la tua immagine cieca, il fastidio della tua fragilità. Sono io, venatura nel sasso, detentrice di verità. Sono tutti i tuoi racconti, sono tutta la tua poesia. Sono lui, sono lei, sono tutti e tutto, eppur sempre nessuno e niente. Ascoltami, sono il suono che ancora non chiami musica, eppure un figlio dei tuoi figli, lo farà, silenziosamente, di nascosto da tutti. Io sono la consapevolezza dell'irrimediabilità della nascita e della morte, la verità della transizione, l'illusione dell'inizio e della fine. Tu mi desideri più di ogni altra cosa, perché non conosci il mio nome. Sono la polvere e non puoi mai scacciarmi via, perché resterò quando tu scomparirai e tornerai ad essere me. Sono la metà nascosta di ogni profilo, sono la parte visibile della luna, più confusa di quella nascosta e sono la parte nascosta del sole, per quanto girerai intorno a me, non mi vedrai mai, nel mio mutamento. Sono tui figlio, che mangia terra e vermi, sono tua madre che lo diverrà, sono la severità di tuo padre e la forza del suo amore, perché sono ogni suo sbaglio ed ogni suo segreto, sono gli infiniti silenzi tra di voi, mentre vi avvicinate per conoscervi. Si, sono io, il tuo amore, il tuo odio, ogni tua illusione. Non pensare, ascolta e senti. Non pensare. Sono ogni vincolo che rilasci, sono la mano che stringevi per salvare e che cade appena ti giri, anima sicura di avermi salvata, sono ogni nodo nella tua vita, lo smarrimento di ogni curva. Sono miele e veleno, sono miele e veleno, sono miele e veleno. Sono l'ape che lasci camminare sulla tua pelle, sai che non ti pungerò, se non mi limiterai. Sono il colpo per me mortale, il veleno, la morte nella tua vita. Ed il ghiaccio brucia passaggi nel mio essere, ed il ghiaccio brucia ricordi, nel mio sentire. Bevimi, bevimi con tutta la meraviglia di un bambino che osserva il cielo, mentre chini la testa per versarmi in te. Sono la passione, le labbra dell'amante sulla tua schiena, le mani come onde impetuose che salgono, come carezze di seta scendono e quando ti girerai, pioverò su di te, l'inarcarsi della tua schiena sarà il mio piacere nel tuo urlo, perché così vorrò, perché così godrai, anima ebbra e folle, ormai straripante di oceani... ormai contaminati di miele e veleno. Nulla si scioglie in questo freddo, finché io non giungo a portare silenzi il cui suono sia più forte di quello che chiudono in se. Sono l'onda, silenzio, sono l'onda, silenzio, sono l'onda, equilibrio. Pioggia di gocce su laghi di polvere, pioggia e tempesta, vento nel vento di ardore acceso, vortico e lambisco, mi espando e cado in ogni direzione, occhi aperti fisso il vuoto che vado a colmare. Desiderami e farò si che mi desideri. Odia il mio amore e t'amerò con carezze, ama il mio amore e t'amerò con impeti di onde nel fragore della travolgente passione di struggenti attese per l'esplosione degli argini e inondante sgorgare nel fluire dell'espansione violenta che assaggia e morde la tua pelle coprendo in volo ogni tuo universo ora lascivo e abbandonato al mio forte possesso nella penetrante unione dell'orgasmo finale che ti urla il mio nome mentre muori nella mia rinascita per svegliarti lentamente nel nuovo istante... mentre muoio nella tua rinascita. Sangue nel miele, miele e veleno, vino d'ebbra follia, l'ultimo gesto prima di andare via. Sono la rinuncia, vattene allora, sono la rinuncia, non mi seguire, sono la rinuncia, abbracciami e possiedimi, nell'ora e adesso, sempre. Sono la metamorfosi, sono l'occhio che mi legge, la mente che non comprende e rilascia, nel profondo, verso le sensazioni. Scivola e fonde in rivoli di scoscese rapide cadenti immersioni, nel toccare la terra rompo la tensione superficiale e affondo, nuotatore del tuo oceano, io sono acqua nell'acqua, trovami, verità e illusione, cercami nel desiderio. Non puoi fermare questo gioco, puoi solo illuderti di farlo. Puoi uccidere e ucciderti, ma puoi davvero fermare l'esistenza e le mille vite? Le infinite vite infinite di infinite dimensioni della tua, unica, eterna, senza fine? Non ha saputo abbracciarla con serenità, non ha saputo abbracciarla senza portarle sia la sua luce che la sua ombra ed io sono il suo egoismo. E sono l'egoismo di chi abbracciava. Sono l'egoismo del mondo e la sua negazione, sono la cecità di chi vorrebbe dimenticarmi. Sono la solitudine, ascolta il mio eco infinito che si rifrange sui tuoi mille fiumi, quando urli rispondo mutato in mille forme e ti porto le tue stesse parole dopo che hanno incontrato ogni parte di te. Sono la solitudine dei bambini privati della loro bellezza, sono la vendetta per quelle mani che li toccano, per quelle lingue che scivolano tra di loro pensando alla loro pelle gentile che non deve essere violata. Sono il tremendo urlo del cielo che ben più della morte e del dolore porterà a chi viola la sacralità di una pelle così puramente fragile, eppure così più forte della pelle che violenta. Sono la sensazione eterna dell'impetuoso scorrere degli eventi oltre la vostra umana giustizia ed il mio veleno straripa ed inonda, invitando col miele a non temere la sete e la fame di me. Il tuo subdolo vibrare, quando abbassi i vestiti, io sono la riga nera nel tuo cuore e attendo che i miei fili si intreccino in tutto il tuo corpo, si aggrappino senza farsi notare e si tendano saldamente, presto tirerò ed imploderò fino a portare i lembi della tua immagine a scomparire nella tua piccolezza, con un dolore che non conoscerai mai, che nemmeno la tua pelle potrà capire. Miele e veleno nel tuo sangue, quando vedesti morire la pelle innocente, tutti i suoi sogni, il ricordo delle parole, i pianti e le risate e con lei vedesti morire la lunga attesa struggente, sono l'eterno miele e l'inesauribile veleno che scorrono copiosi nel sapore ferroso del tuo sangue, ma non posso capire, posso solo sentire. Ho sentito il fetore di mille tombe ed il sapore di poche lacrime sincere, pur così cieche nella loro bellezza, piangenti davanti a carne in polvere, accerchiate dal vento negli alberi, sull'erba, sulle pietre, nei granuli di terra sollevati, nella pioggia, nelle nuvole, abbracciati ovunque dall'anima desiderata in ogni cosa. Ascolta il vento che amoreggia con le fronde più alte, ascolta l'impeto dell'amplesso, l'energia della natura, ed il loro gemere raccontando del mare in tempesta, del fragore delle onde che si infrangono su scogli lambendo la terra emersa, la polvere asciutta, la sabbia nell'aria, che lieve si tuffa e dolcemente scende per raggiungere i fratelli del fondale marino, là dove nasce e risiede il segreto. Sono la danza degli insetti, l'orgia brulicante che non riesci a scorgere senza provare repulsione, eppure ti racconto dei tuoi pensieri nascosti, forse per quello osservi e non guardi? Sono il movimento dell'umile verme nella terra, ti regalo i fiori più dolci, eppure non ti ricordi di me. Sono il primo filo di bava nella tela ingannatrice del ragno invisibile, immobile, in attesa. Ti catturerò, ma non pensare a cosa ti farò, non ne sopporteresti l'idea. Quindi ora danza nel vento, felice, e vivi una vita serena e ricca, sarai così più dolce alla soddisfazione del mio desiderio. Sono la lunga scala che sale in alto ed il tuo percorrerla al contrario, quando scendi sposto ogni scalino verso l'alto, al ritmo dei tuoi passi, e non mi fermerò finché non ti volterai, allora ti lascerò faticare con le tue gambe verso la salita, ma nel tuo lamentarti, nel tuo voler scendere, sei troppo cieco per accorgertene. Guarda intorno a te, sei nel cielo, colori su tela intorno a te, stupendo dipinto di cumuli nembi nel crepuscolo, scie bianche di fulmini nella bocca dell'incontro tra le nuvole scure, nel blu profondo che ti circonda. Senti il freddo penetrante, lascia che giunga nelle tue ossa, che ti faccia vibrare insensatamente, perdi, perdi il controllo del tuo tremare, spalanca gli occhi e comincia a correre verso l'alto, corri tremando e non fermarti mai, immaginerai la mia risata che ti insegue, sentirai l'ombra raggiungerti, allora corri, perché la fine non attende il tuo comodo, o forse vuoi solo credere così. Sono il cardellino morto sul davanzale della tua finestra, le zampette ritte, rivolto di schiena, la mia bianca merda macchia le belle piume della mia coda, sono l'emozione strana che provi vedendomi, il contrasto tra l'idea ed il suo traguardo. Un cammino, sono un cammino, in ogni passo il traguardo e mai la meta, sono la tua evoluzione, non dipingermi col bene, non dipingermi col male, ogni tuo colore scivola via dalla mia pelle liscia e livida, nel candore, nel candore, trova l'abbraccio, nell'oscurità, nell'oscurità, trova il desiderio e guarda dove si incontrano, io sono lì, ma sono troppo immensamente piccolo, una particella indivisibile, se non infinite volte e ogni volta che la lama dell'universo mi divide, io non muto, sono eterno almeno quanto te. Annega nel mio fiume caldo, la tua città degli dei. Sono la tua stanchezza, sono pesante sul tuo collo, brucio nei tuoi occhi, e rido, fatico a trattenere il fragore delle mie risate, perché mi hai chiamato per punirti di cose che nemmeno conosco e ora sei troppo, troppo stanco per affrontarmi. Sono la tempesta, la danza immensa delle onde giganti e piene, sono la tua paura immensa e la tua forza salda, quando da solo stringi il timone, strappo le tue vele, mentre mantieni la direzione e urli, perché due braccia bastano solo a tenere con forza e dolore il timone, ma non per salvare l'albero maestro, non per salvare la tua nave. Ma, per questa volta, ti lascerò passare, se resisterai al dolore che provi nel tenere la rotta attraverso me. E, triste, sono la tua consapevolezza, quando ormai vecchio, ti ricongiungi alla parte nascosta di te. Nascesti uno e ti dividesti, conscio ed inconscio, lentamente, gradualmente, due trame sovrapposte che disegnavano vibrazioni nella semitrasparenza del loro opposto scorrere, fino a separarsi quasi del tutto, ma ora sai che ti avvicini alla fine, perché hai scelto bene, invece di strappare l'ultimo lembo sovrapposto delle trame, carico di conoscenza ed errori, lentamente le riavvicini, in silenzio, il silenzio rotto dal tuo respiro stanco e graffiato. Occhi tristi per ogni tuo vero amore, occhi tristi oltre la solitudine della tua consapevolezza, verso i ricordi. Ascoltati, sai che ti manca la compostezza di alcuni suoi gesti, la gentilezza e la paura nei suoi silenzi, la regalità del suo aspetto. Sono questa mancanza. Sono le tue parole. Sono il fumo degli incensi, il rivolo di cera che si raffredda sulle candele, il suono orientale di musica sinuosa, danzo nell'aria fino a lenzuola di seta scura e materializzo la tua immagine nella forma d'edera delle vostre gambe intricate e di quell'edera sono ogni trama, che si avvicina e si allontana, nei giochi riflessi del sudore caldo, come onde d'oceano impetuoso, il fiume che entra nel suo mare, anneghi nel respiro. Urla amico mio, urla sulla cima di ogni vetta e fatti raccogliere dal ricordo delle fronde alte a valle, sarai il vento e viaggerai col suono della tua voce. Io sarò il cielo. Sono la neve sui suoi capelli, la stessa che ucciderà alcune vite e custodirà i semi che attenderanno di schiudersi. Sono il ricordo della spiaggia gelata, il freddo della notte e la tua solitudine riflessa nella luna, specchiata nell'increspatura del nero mare. Sono lo spettatore dell'eterna lotta fra dio ed il suo riflesso, sono colui che gestisce le scommesse e ride beffardo, perché ti ho tramutato in una delle corde perimetrali della pedana ove combattono. Li senti arrivarti addosso e sei costretto a respingerli, ma non biasimarmi, stai pagando qualcosa che non hai mai comprato e che semplicemente vuoi pagare, un affare è un affare ed è un piacere farli con te. Ridi, amico, delle mie menzogne, quelle del mio veleno, o forse è proprio il miele ad essere la menzogna, scoprilo te! Ridi amico mio, perché sarò la tua più grande verità. E' tempo di andare, amico mio, sei pronto? Hai imparato a cadere? Preparati a spiccare il volo. Chiudi gli occhi, respira, dimentica il pensiero e senti. Sono la tua carne che si scioglie in parole, sono la tua paura che si scioglie in parole, sono un racconto segreto sciolto in parole, la danza dei demoni, l'overture degli sguardi terribili e svegli che fissano vuoti che non comprendi, la follia rituale delle grida e dei canti grotteschi, fino al loro assopimento intorno al grande fuoco ancora vivo. Sono il fuoco nel cerchio. Sono la verità che possiedi, intraprendendo il tuo cammino infinito per conoscermi, perché questa è l'essenza del sentire, la luce dell'esistenza, questo è il cammino che in ogni passo ti porta dal possedere la verità ad essere la verità, ad essere me. Bevi, miele e veleno, e sii me, perché io sono te.

Saturday 5 January 2008

Frammenti

Tutto ciò che resta è il ricordo dell'interezza. Per ritrovare me stesso dovrò imparare ad infrangermi. A dimenticare il mio piccolo io per ritrovare il mio vero io. Frammenti taglienti di sogni pensanti, intrisi di sangue e sudore, veleno e passione, adesso infrango tutto e non temo, adesso non mi preoccupo degli equilibri e infrango ogni cosa, senza paura di ferire, perché ogni frammento sia vero, fino a trovare la goccia originale in me. Per rinascere.

Metamorfosi


Prima di entrare:


"Adesso vado dal creatore, nel suo ufficio, e mi piazzo lì, così mi dovrà ciucciare finché non si arrende e mi cancella! Aveva a pensarci prima di crearmi!"


Uscendo:


"Il Creatore mi ha sistemato! Sono un vero uomo medio stronzo che non si ascolta! YUHUUUU !"


Non so perché, mi ricorda 1984.


"Mamma mamma, come nascono le persone?"

"Nascono come anime stupende, poi Iddio le conforma per vivere su questa terra ed essere merde come me e te."

Friday 4 January 2008

Guardandomi indietro sorrido.

Il giorno dopo. Rileggo e sento. Ancora un po' sporco, e col veleno nel sangue. Ancora solo. E felice di esserlo.

Parlo a me stesso: "Sii te stesso e segui solo la tua verità. Sii lieto, e non pensare con disprezzo di esserti lasciato andare come uno stupido ragazzino, ora che ti senti già più solido e ridi delle ultime tracce di sporco, guardati dall'alto e impara a vederti come un bambino che cresce. Lo siamo tutti. Ama i tuoi errori, sii felice di aver vissuto, di esserti comportato stupidamente, di esserti perso in un bicchier d'acqua ed essere diventato così piccolo da affrontarci dentro una tempesta. Si, qualcuno ha sofferto. Si, qualcuno ti amerà, qualcuno ti respingerà, qualcuno ti vedrà similmente a come tu ti vedi, qualcuno oppostamente. Sorridi e non ti curar del loro giudizio. Ascoltalo ed impara, anche le loro parole sono verità, ma non devono sostituire la tua, bensì nutrirla. Non hai avuto paura di vivere e adesso, come una spiga di grano matura, china il capo, non come il servo di te stesso, ma come il re del tuo universo che si inchina al suo popolo, ad ogni tua emozione, ad ogni tua sensazione. Ci sono infiniti te in te, mille fiumi che scorrono distaccandosi dal fiume originale. Mille vite che continuano e non sono meno vere di quella che ti illudi di percepire anche fuori di te. La vera vita, è sempre dentro. In una sei solo, come adesso, ma sei diverso. In una hai vissuto mille e mille notti di passione, felice. In un'altra le hai vissute con qualcun'altro, che forse nemmeno conosci, ed ugualmente sei stato felice. In una stai piangendo. In una stai ridendo. In una sei con lei. In un'altra sogni la tua compagna, ormai lontano. Tutte scorreranno, sei un universo di possibilità, ognuna si avvera nell'infinità del tuo sentire. E ora ti vedo io stesso, ti vedo sorridere, perché ti guardi con occhi amorevoli, leggendo le parole che quel ragazzino ha scritto ieri e in fondo so che sei felice che le abbia scritte, potresti vergognartene un po', ma cerchi di guardare con i suoi occhi ed allora capisci. La tua vita non è di nessuno. Impara a rispettarla come un essere vivente, con le sue scelte, i suoi desideri, le sue emozioni. Così ogni emozione in te, non ti appartiene. I figli non appartengono ai genitori. Impara a lasciare liberi i tuoi figli, impara a lasciarli liberi di andare, se desiderano, hanno una vita da vivere, là dove tu non sarai. Stai pensando che molti hanno sofferto per le tue azioni. Molti hanno sofferto rispetto alle tue azioni, ai tuoi pensieri, ma ognuno è padrone delle proprie emozioni, del proprio dolore, è il loro vero io che le porta a loro. Non pretendere di avere il potere di far soffrire le persone contro la loro volontà interiore, se la tua anima non usa violenza contro di esse. E sì, impara le tue colpe e non colpevolizzarti per fuggire da esse. Affrontale ed impara a lasciarle libere. E paga i tuoi debiti, quando li sentirai tuoi. E impara ad avere crediti solo verso te stesso. E non pretenderli. Sì, ancora un po' di veleno nel sangue. Così stamattina ti svegli solo. E' una tua scelta, la rispetto. Il mondo non ce l'ha con te, come potrebbe? Tu sei il tuo mondo, scegli chi lasciar entrare, ma non trattenere chi vuole andar via. Adesso rialzati. Non sei un eroe. Sei un uomo. E' molto meglio. Sì, l'eroe è colui che si rialza, non colui che non cade mai. Ma tu oggi, ti riscopri uomo. In una delle tue mille vite, c'è un te che non si rialzerà mai. Lascialo libero di non rialzarsi. E' un segno nella tua anima. Sei tutti e uno. Guardandoti indietro, sorridi."


Grazie.

Guardandomi indietro sorriderò.

Oggi perdo amore e passione. Tu non eri in casa. Qualcuno ha bussato insistentemente. Parlavamo da fuori. Ed era bello. Voleva entrare. Ma quella era la casa che avevo fatto per te e te saresti tornata. Non l'avrei data a nessuno, prima che tu l'avessi lasciata o ti avessi potuto dire che non era più tua. Ho distrutto la casa. Così che nessuno potesse entrarvi.



Tu sei rimasta fuori al freddo. Non hai bussato. Non c'eri. Io non ti ho cercata.

Non comando i cieli. Scusa mondo, le cose succedono, quando arriva la bufera non puoi sperare di uscire illeso dalla tempesta con la nave intatta e i piloni con le vele ancora intere e io dovevo tenere il timone quindi scusa, anche alle vele non potevo pensare perché questa nave in quel momento è toccato a me guidarla e se tu volevi le vele proprio in quel momento serviva un uomo con le braccia a polipo. Io ne ho due. Giusto il timone ci guido. E scusa, mondo, se invece di prendere a calci chi cercava, chi chiamava passione alla mia passione, desiderio al mio desiderio, ho cercato di seguire me stesso, cercando di farle capire, mentre capivo, invece di mentire, negare, far finta di nulla, perché non sono stato zitto all'inizio e ho dovuto rimediare. E scusa mondo se nel frattempo non ho preso appunti e non li ho spediti a colei della quale stavo cercando di tenere in piedi il posto dove stiamo in due, ma, sai mondo, ero un attimo impegnato a fare del mio meglio! E poi, mondo, non sarebbe stato carino, non trovi? Mentre lei stava male per i suoi demoni, perché è li, dove morì chi sai tu, ma, ovviamente, stava con se stessa, io, che proprio non sentivo di poter fare molto per lei, perché deve vivere se stessa, dopo aver giocato al gioco delle tentazioni, mi sentivo giustamente vomitare addosso veleno, non riuscendo quasi più a tenere a bada nulla, che già mi sarei preso a calci da solo. Cercavo di fare del mio meglio per salvare il salvabile. E tu. mondo, che facevi? Eppure alla fine, mondo bastardo, ce l'ho anche fatta e non come un eroe come diresti tu, prendendomi per il culo, ma come un uomo che tra molti anni forse si guarderà indietro e si sentirà fiero di non aver tradito la sua anima! Quindi, vuoi vedermi arrabbiato per la prima volta qui? Non è stata una passeggiata, mondo, magari c'erano mille modi migliori per farlo, ma questo è il mio. Ho sbagliato? Non me ne frega un cazzo, tu, mondo, non sei il centro del mio universo, né lo è lei, né il desiderio, né la tentazione, né i pensieri, i sogni, e tutto il resto. Io sono il centro del mio universo. Quindi scusa, mondo, se invece di affondare le mani in una passione, ho scelto di andare da lei, di ricostruire la casa, di affrontarla e affrontarmi, per vederla camminare con le sue gambe sapendo di camminarle accanto. Dici che mi prendo per il culo da solo? Che valeva la pena di seguire il sentire della passione? Pazienza, ho scelto così, per me vale l'ora e adesso. Sono un bravo bambino? No, mondo, sono uno stronzo sincero. Ma sono sincero. E non mi pento. No, mondo, di nulla. Tu mi vorresti bravo bambino, eh mondo, assoggettato a te? Oh, certo mondo, faccio il bravo chierichetto e vado a succhiare il cazzo ai preti. No mondo, se vuoi mettermelo in culo, preparati, perché non so chi vincerà, ma prima di cedere sarò io a farti un culo così e sarà colpa tua, che mi avrai rotto i coglioni. Se non mi vuoi rigettami e non rompermi più i coglioni. Troverò altre forme d'esistenza ed il mio io si farà una risata. Ma ora sono qui. E ti prendo pure in giro. Sai come? Così, guarda: a lei, con la quale cammino a fianco, auguro di trovare se stessa e un po' di serenità. A lei, invece, che mi ha tentato di passione, che porta il mio stesso cognome, pensaci, sei buffo sai? A lei auguro di trovare tutta la passione che desidera, di battere il capo un sacco di volte, di rompere un po' dei suoi spigoli e di trovare amore per se stessa. E io ora, che sono ancora sporco di sudore, veleno e merda, faccio una capatina sul blog, che oggi va di moda, no? E ti scrivo un po' questa tiritera. Sputo un po' di merda al vento, che se me la tiri indietro mi scanso e becca chi so io. Così per stasera, giusto per stasera, tu, lei, l'altra e il mio vero io, belli sporchi di merda, potete pure andarvene tutti a fare in culo. Baci.

P.S.: un altro punto per me mondo. Pare che tu possa inviarmi che vuoi. Io non tradisco. Il trucco è, mai dire mai. Fai una cosa, però, pensaci la prossima volta, che questa gente ci soffre poi. Merda che non sei altro.


E' tutta una farsa

E' tutta una farsa agli occhi di chi non vive. 

Thursday 3 January 2008

Una paura antica



Sono un veleno. Ogni volta che parlo, consciamente o meno, faccio di tutto per avvicinare l'altrui pensiero al mio. Cerco inevitabilmente persone il cui sentire sia aperto al mio. E inietto, subdolamente, veleno. Un veleno che rende simili a me. Così, non si innamora di me ogni mia compagna. Risponde solo ad assuefazione. Prima di mollare la presa di una mano rinsecchita e debole, quando ha finalmente ottenuto tutto il veleno che poteva sopportare. Anime avvelenate di un veleno che le porta a conoscere loro stesse, le loro paure, le loro verità nascoste, i motivi delle loro emozioni, l'origine dei loro desideri, sogni antichi e nuove immagini, nuovi suoni, e quello del loro respiro.



O è, forse, una paura? Sono davvero un anima affascinante per qualcuno? Forse davvero il suo sentire è simile al mio? Io non obbligo. Offro la scelta. Come un demone.

E' un ciclo che si ripete. Le persone che non vogliono sapere, non dovrebbero essere portate vicine al mio sentire. Io non detengo la loro verità, ma, vicino a me, iniziano a cercarla. E forse non è quello il loro cammino. Forse il cammino e vita, discostandocene perdiamo energia di noi, il prezzo di una curva che allontana è la curva per ritornare. Hanno direzioni opposte. Non ho potere sugli altri, tranne quello che mi offrono. Eppure, questo non mi rende sereno.

Parlo a me stesso.

"Stai forse dimenticando il principio delle onde nel principio della spirale? Passi sempre dagli stessi punti, ma a diverse altezze, con una visuale diversa. Sei su un cammino. Non saprai mai del tutto quale sia la verità dietro a questa paura. Ma potrai saperlo sempre di più. Ad ogni giro compiuto, tornerai qui. E avrai vissuto un altro giro. Lascia che ti accusino. Lascia che fuggano. Lascia che vengano. Non indossare la presuntuosa maschera di chi crede di avere la possibilità di cambiare l'altrui cammino. Ognuno percorre il suo e ne è l'unico padrone. Accetta di essere vissuto e di vivere, non temere, ama, vivi, cadi e rialzati, lascia che gli altri ti facciano entrare, se vorranno, saranno sempre loro stessi, ogni pensiero, sarà loro, non tuo, ogni emozione, sarà legata ad entrambi, non scorrerà in una sola direzione, non temere, non aver paura della tua paura. Stai crescendo."


Wednesday 2 January 2008

Bentornati

Bentornata a te, mia compagna. Bentornato a me. I sorrisi si espandono nell'incontro.

Quando ti sveglierai io me ne sarò andato

Quando ti sveglierai io me ne sarò già andato. Sembri così seria mentre dormi, sorrido nel pensarlo. Quando aprirai gli occhi io non ci sarò più. Vado, perché non voglio chiamarti egoista direttamente in faccia. In fondo, cerchi solo te stessa. Vado, perché non voglio permettermi di cercare vendette peggiori di questa. In fondo, cerco solo me stesso. Vado perché non penso di poterti aiutare e forse nemmeno lo desidero adesso, perché sono troppo insicuro per farlo senza che tu me lo chieda. E già so, grazie a te, che non lo farai. Non voglio più cercare di rammendare ferite, non rimanderò il dolore. C'è un cielo limpido oggi, mi invita in questo sole invernale che si rifrange nell'aria. Non ho più poesie per te, solo queste semplici parole, senza enfasi, senza abbellimenti, ornamenti e fronzoli. Adesso le sussurro, forse una parte di te le sentirà, forse una parte di te le capirà. A presto e addio.

Tuesday 1 January 2008

Un sogno doloroso




"Così siamo giunti alla fine. Così finalmente la verità si rivela e crolla il castello di carte. La paura si fa rabbia, la rabbia si cristallizza in rancore e attecchisce come un morbo al legame. Fin dall'inizio, un gioco, le tue trame, il tuo tessere. Fin dall'inizio. Così, ecco il tuo pugnale, ecco il tuo colpo finale, il rilascio di tutto l'ingranaggio, mostrarmi la verità alla fine, in un momento di profonda fragilità tale che io non mi ponga il dubbio sulla veridicità delle tue parole. Tutto questo tempo, è così che volevi, è sempre stato così. Non è vero?"




"Vattene..."




"Lacrime di circostanza sono quelle che migliaia di spiriti appesi all'ingresso della dimensione dei tuoi occhi cercano di mostrare e trattenere per la minuziosità dell'effetto finale?"







"Vattene."




"Ho un pensiero per te, puoi farne quello che vuoi."




Silenzio




"Non credi nulla di quello che hai detto in questa occasione finale, e, seppur una parte di te abbia ben previsto che io me ne rendessi conto, tutto è studiato a livello inconscio per indurre comunque il mio spontaneo allontanamento. Ciò che non hai considerato è il fatto che non mi conosci, c'è una reazione che non hai previsto, perché sarebbe troppo poco credibile. Ma il suo punto di forza sta proprio in questo, se da una mente come la mia non ti aspetteresti un atteggiamento poco credibile, la sua effettiva presenza ne confermerà la validità. Comincia a seguire la trama, vedrai, ad una parte di te credo che potrà piacere molto. Considera la mia mente, ciò che hai trovato affascinante in essa, le sue vie, i percorsi che è capace di seguire, le trame che è capace di tessere, le immagini, i suoni, le sensazioni. Pensi veramente che in un mondo di illusioni come quello in cui siamo una mente simile sarebbe lasciata libera di esistere senza vincoli? Dove starebbe allora l'illusione, la menzogna, il fattore vincolante di crescita, la pietra legata con una fune intorno alla vita da trascinare durante la salita? Se tu fossi la pedina di uno studio, la cui apparenza sia quella del gioco, ti vendicheresti pur non avendo la certezza della veridicità delle tue scoperte? Il prezzo per la mia mente è una complessa e profonda instabilità mentale che, se da un lato espone una facciata di sincerità cristallina, dall'altra reca vita ad un'ombra profonda, le cui radici affondano profondamente nell'inconscio, perdendosi nell'irrintracciabilità, un'ombra le cui fronde spoglie si insinuano nei pensieri, guidandoli. Ecco che pensieri e poesie, la stessa sincerità, la capacità di avvolgere e far provare una sicurezza profonda, un calore gentile, un senso di amore capace di penetrare, diventano strumento. Ecco il prezzo da pagare per una simile mente. Essa deve la sua forza all'ombra e all'ombra deve servizio e dedizione, non diretta obbedienza, la quale sarebbe frantumabile, ma riconoscenza. L'ombra decide i limiti della libertà di scelta e azione della mente, facendo si che non esca mai dal percorso prescritto. Così ogni anima sul cammino, ogni mente, ogni cuore, diventa strumento, nutrimento e pedina a sua volta. L'ombra ne manipola la mente ed il cuore, per garantirsi l'accesso, per farsi accettare dall'anima, così da poter lentamente iniettare il veleno che inibirà la sua libertà. Anima dopo anima, persona dopo persona. Ognuna, alla fine, è stata indotta a respingermi o ad accettare il mio allontanamento, come ultimo inganno, l'ultima convinzione di libertà d'azione culmine della consumazione del veleno. Anime mutate, ormai, vedono la loro vita cambiare, loro stesse cambiare. Adesso sarai probabilmente curiosa di sapere il perché, quale sia il fine dell'ombra. Ed ecco la mente in azione. Se te lo dicessi, se ti fornissi un motivo, farei crollare la struttura che ti porta a poter credere in quello che ti ho confessato. Se ti offrissi davvero un motivo, dimostrerei alle tue sensazioni e deduzioni che il centro di tutto il discorso non è realmente l'ombra, ma tu, ti porterei il ragionevole dubbio che tutto questo sia appena stato inventato, per te. Invece non ti dirò il motivo. E potrai chiederti se io non lo condivida con te perché stia desiderando che tu mi creda, o perché, effettivamente, in funzione del motivo stesso, non abbia ragione di condividerlo. La cosa più divertente è che questo non influisce sul risultato. Attenta, adesso arriva la parte più bella. E' probabile che tu adesso stia pensando che sono in errore, che presumo di poter giocare con te, di poter sapere cosa ti passa per la testa, ed al contempo potresti pensare che non credi veramente alle mie parole, che non sei caduta nel tranello e che ciò che desideri realmente chiederti è perché io ti stia dicendo tutto questo. Ma se sono consapevole di questi tuoi pensieri nel dire ciò che ho detto e ti rendo partecipe di questa consapevolezza, lascio comunque in te un forte dubbio rispetto alle mie affermazioni, non si smontano del tutto in te. E, nuovamente, la cosa più divertente è che il risultato non riceve influenza da questi tuoi probabili pensieri. Il vero punto di forza del veleno che scorre nella tua anima è che la consapevolezza della sua esistenza, raggiunto questo stadio della sua evoluzione, non è motivo di indebolimento per esso, anzi, è nutrimento per la sua mutazione finale, per il risultato ultimo, la sua completa consumazione e l'inevitabilità del suo effetto compiuto ed incancellabile.

Ma adesso, te ne prego, ascoltami. Ecco la svolta, come in ogni buona storia. Tu mi conosci meglio di quanto credi, molto mi sono mostrato a te, con sincerità. Da me, con la tua intelligenza, hai appreso e condiviso riflessioni sulla natura dell'umano pensiero e comportamento. Adesso forse comincerai a vedere la verità, non posso saperlo, perdonami quindi se la suggerisco io stesso. Aprendo gli occhi alla vera libertà, profondamente raccolta nella tua conoscenza, comprendi che tutto ciò che ho detto è il prodotto di una mente creativa ed acuta per il soddisfacimento di un desiderio umano, la risposta ad un dolore ricevuto. E' la naturale evoluzione della richiesta dell'inconscio di donare ciò che è dovuto alle mie emozioni per averle sottoposte ad un tale dolore. Nelle sensazioni nate dopo l'aver ascoltato le tue parole, la profondità della mia mente scorge l'origine del dolore. All'immagine di te in me si rivolge, reclamando il pagamento del debito che ad essa attribuisce. Così, il conscio, vedendo indicata l'immagine di te come obiettivo, a te, che di quell'immagine sei origine esteriore, si rivolge. Ecco quindi che la sensazione indotta dall'inconscio guida le parole del conscio, affinché ti restituiscano in forma equivalente e contraria il dolore ricevuto, affinché paghi il tuo debito. Eppure sai anche che cerco di conoscermi e che non sono così fortemente e semplicemente vittima di me stesso. Non credo che possano esistere debiti o crediti tra noi. Se ho lasciato che tutte queste parole venissero pronunciate è perché ho lucidamente scelto di permetterlo. Ecco dunque che, pur rispondendo ad un desiderio umano in una forma che non credo detentrice di verità, ho trovato conscia utilità in tutto questo. Il motivo risiede nel fatto che credo fortemente nella sincerità e nella forza delle sensazioni. Nessuna preghiera, nessuna dolcezza, senza sincerità, sarebbe stata utile quanto queste parole al fine di cercare di soddisfare il mio desiderio di non perderti. Nulla, come un colpo emozionale così forte, sarebbe stato così efficace. Contro la cristallizzazione delle menzogne generatrici di demoni ho scelto di rilasciare una tale onda di emozioni aggrovigliate e confuse, lasciando che si sbrogliassero nel cammino, per far vibrare e reagire la nostra profondità, là dove amo credere che risieda il nostro legame. L'ho messo in gioco perché prendesse le redini. Ho messo in gioco ogni convinzione mentale, ho fatto vibrare tutto, affinché l'unica cosa rimanente fosse pura sensazione. Sono stato sincero con una menzogna, perché non ho nascosto la sua natura menzognera. Adesso sei libera di pensare come vuoi, un passo alla volta possiamo avvicinarci, ma attendo un tuo segnale."




Attimo di silenzio.




"Credo che sia tu a non aver considerato il fatto di non conoscermi. Non ho creduto alla tua menzogna, anche se mi ha scossa. E mi ha scosso un pensiero. Non puoi arrogarti il diritto di giocare con la mia mente, con le mie emozioni. Non è tutto così semplice, non bastano solo delle parole, dei bei pensieri, il tuo gioco mi ferisce, non mi riavvicina. Almeno soddisfi la tua vendetta, ma, mi dispiace davvero, non mi hai nuovamente accanto a te. Non gira intorno a te il mio universo, tu lo sai, diresti che non vorresti nemmeno che fosse così. Ora ho tanto l'impressione che tu voglia il contrario. Sono le mie paure, non le tue. Si tratta di me e non voglio spiegare, non desidero che tu capisca. Adesso vorrei stare da sola. Scusami. Vattene."