Cammino sulle terrazze dell'ospedale, sui tetti, sopra tanti come me, che saranno o sono stati, modero il dolore con passi lenti, e non dorme mai il mio cuore. Vento di pioggia, lacrime calde d'estate, compagne di un nascituro sorriso soffocato dal silenzio, prima di domani sappi, ovunque e adesso, io ci amo.
Parlo in silenzio, all'immagine in me. Passo davanti alla finestra della mia stanza. Avvicino il viso al vetro, oltre il riflesso vedo il letto vuoto e gli oggetti sul tavolo. Forse sono il fantasma di un me che non è mai esistito in questo istante.
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