Il Principio - The Principle

Ognuno di noi possiede la verità, intraprende quindi il proprio cammino infinito per conoscerla. Questa è l'essenza del sentire, la luce dell'esistenza. Questo è il cammino che in ogni passo del sogno ci porta dal possedere la verità ad essere la verità.
Each of us possesses the truth, then undertakes his endless journey to know the truth. This is the essence of feeling, the light of existence. This is the path that in every step of the dream leads us from having the truth to being the truth.

Monday, 7 January 2008

Miele e veleno



Miele e veleno.

Fragile alchimia. Il contatto degli universi, la vibrazione dell'istante, impercettibile, irrecuperabile, linea tra veglia e sogno. Così sono uno e tutti. Sono quell'anima che non voleva lasciare tracce. Ora impara a non temere. Sono quell'anima che desiderava detestarsi. Sta imparando a non farlo. Luci ed ombre si amano, fiumi si incontrano, ognuno porterà un po' d'acqua dell'altro in se. Sto versando il mio io in ogni io vicino. Sto bevendo, inconsapevole assetato, che pur profondamente sente la sua sete, ma fatica a riconoscerla in questa forma, mi sto dissetando con l'acqua di mille fiumi, ed essa diviene me.

Mi sciolgo in un fiume...


Sono il vento incessante sull'abbraccio degli amanti, sono il dolore di chi ha tradito, la paura di chi perde il traditore, la colpa che non vorresti sentire. Sono miele e veleno, immerso nel punto d'incontro di mille fiumi, osservo il mio io riflesso in un cielo distante che ancora cercherò di chiamare casa.


Sposami. In un senso che nessuno ha mai espresso. Hai tutta la vita per pensarci.


Sono miele e veleno in ogni emozione, in ogni sensazione, nel vorticante gioco d'amore di luce ed oscurità.


Sono il grido dei bambini tra le macerie, sono l'attimo in cui chiudi gli occhi senza avere il tempo di pensare che forse morirai, sono l'attimo che hai per sentirlo. Sono il respiro dell'attesa per il desiderio ed il sospiro finale, sono la rabbia inaspettata del creatore, che scaglia se stesso come un uomo che piove sul mondo in mille frammenti, sono la fine di ogni magia, nel battito di un'ala presto spezzata. Sono la fenice della tua vita, ti converrà amarmi, perché risorgerò sempre, ogni volta che mi incendierai con la tua passione. Sono la chimera che tenevi fuori dal campo visuale della tua mente, che finalmente giunge, non puoi credere che sia realmente il mostro che la fantasia suggeriva all'inconscio, sono la tua stessa meraviglia nel vedermi, nell'attimo in cui il mio terrificante giungere trova termine. Mi nutro di miele e vino, diventano sangue in me, mi nutro di miele e veleno, diventano il sangue più interno in me. Sono il ritmo del tuo incedere ogni volta in cui inciampi, sono l'attimo incerto prima della caduta, sono l'inaspettato avverarsi di me. Sono il viola nel cielo sopra la tua città, sono così vero che non vuoi credere a me. Sono l'istante che precede ogni volta in cui smetti di credere in chi ami, sono l'istante in cui ricominci a credere in chi ami, ma ha un'altra anima. Sono l'inarrestabile spirale, il cerchio che non si chiude mai e che ti porta sempre tra braccia che credi nuove e si rivelano le stesse che vedesti prima di nascere. Sono il tuo peccato originale e non mi troverai in nessuna favola. Sono la rinascita in cui non credevi, sono l'immagine di chi ami che danza a braccia aperte su spiagge che non hai mai visto, con la libertà che sogni. Sono le tue parole, ogni volta che racconti di aver sentito il calore della terra mille volte, solo perché desideri averlo sentito. Sono la magia in cui credi, per questo vera, sono la follia in cui ti vorresti immergere, per questo inarrivabile, irrinunciabile. Sono il momento in cui perdi ogni cosa in cui credi, sono il momento in cui inizi a sognare dopo la rinascita. Sono lo specchio del tuo dolore, il riflesso nell'occhio del lupo, la tua immagine cieca, il fastidio della tua fragilità. Sono io, venatura nel sasso, detentrice di verità. Sono tutti i tuoi racconti, sono tutta la tua poesia. Sono lui, sono lei, sono tutti e tutto, eppur sempre nessuno e niente. Ascoltami, sono il suono che ancora non chiami musica, eppure un figlio dei tuoi figli, lo farà, silenziosamente, di nascosto da tutti. Io sono la consapevolezza dell'irrimediabilità della nascita e della morte, la verità della transizione, l'illusione dell'inizio e della fine. Tu mi desideri più di ogni altra cosa, perché non conosci il mio nome. Sono la polvere e non puoi mai scacciarmi via, perché resterò quando tu scomparirai e tornerai ad essere me. Sono la metà nascosta di ogni profilo, sono la parte visibile della luna, più confusa di quella nascosta e sono la parte nascosta del sole, per quanto girerai intorno a me, non mi vedrai mai, nel mio mutamento. Sono tui figlio, che mangia terra e vermi, sono tua madre che lo diverrà, sono la severità di tuo padre e la forza del suo amore, perché sono ogni suo sbaglio ed ogni suo segreto, sono gli infiniti silenzi tra di voi, mentre vi avvicinate per conoscervi. Si, sono io, il tuo amore, il tuo odio, ogni tua illusione. Non pensare, ascolta e senti. Non pensare. Sono ogni vincolo che rilasci, sono la mano che stringevi per salvare e che cade appena ti giri, anima sicura di avermi salvata, sono ogni nodo nella tua vita, lo smarrimento di ogni curva. Sono miele e veleno, sono miele e veleno, sono miele e veleno. Sono l'ape che lasci camminare sulla tua pelle, sai che non ti pungerò, se non mi limiterai. Sono il colpo per me mortale, il veleno, la morte nella tua vita. Ed il ghiaccio brucia passaggi nel mio essere, ed il ghiaccio brucia ricordi, nel mio sentire. Bevimi, bevimi con tutta la meraviglia di un bambino che osserva il cielo, mentre chini la testa per versarmi in te. Sono la passione, le labbra dell'amante sulla tua schiena, le mani come onde impetuose che salgono, come carezze di seta scendono e quando ti girerai, pioverò su di te, l'inarcarsi della tua schiena sarà il mio piacere nel tuo urlo, perché così vorrò, perché così godrai, anima ebbra e folle, ormai straripante di oceani... ormai contaminati di miele e veleno. Nulla si scioglie in questo freddo, finché io non giungo a portare silenzi il cui suono sia più forte di quello che chiudono in se. Sono l'onda, silenzio, sono l'onda, silenzio, sono l'onda, equilibrio. Pioggia di gocce su laghi di polvere, pioggia e tempesta, vento nel vento di ardore acceso, vortico e lambisco, mi espando e cado in ogni direzione, occhi aperti fisso il vuoto che vado a colmare. Desiderami e farò si che mi desideri. Odia il mio amore e t'amerò con carezze, ama il mio amore e t'amerò con impeti di onde nel fragore della travolgente passione di struggenti attese per l'esplosione degli argini e inondante sgorgare nel fluire dell'espansione violenta che assaggia e morde la tua pelle coprendo in volo ogni tuo universo ora lascivo e abbandonato al mio forte possesso nella penetrante unione dell'orgasmo finale che ti urla il mio nome mentre muori nella mia rinascita per svegliarti lentamente nel nuovo istante... mentre muoio nella tua rinascita. Sangue nel miele, miele e veleno, vino d'ebbra follia, l'ultimo gesto prima di andare via. Sono la rinuncia, vattene allora, sono la rinuncia, non mi seguire, sono la rinuncia, abbracciami e possiedimi, nell'ora e adesso, sempre. Sono la metamorfosi, sono l'occhio che mi legge, la mente che non comprende e rilascia, nel profondo, verso le sensazioni. Scivola e fonde in rivoli di scoscese rapide cadenti immersioni, nel toccare la terra rompo la tensione superficiale e affondo, nuotatore del tuo oceano, io sono acqua nell'acqua, trovami, verità e illusione, cercami nel desiderio. Non puoi fermare questo gioco, puoi solo illuderti di farlo. Puoi uccidere e ucciderti, ma puoi davvero fermare l'esistenza e le mille vite? Le infinite vite infinite di infinite dimensioni della tua, unica, eterna, senza fine? Non ha saputo abbracciarla con serenità, non ha saputo abbracciarla senza portarle sia la sua luce che la sua ombra ed io sono il suo egoismo. E sono l'egoismo di chi abbracciava. Sono l'egoismo del mondo e la sua negazione, sono la cecità di chi vorrebbe dimenticarmi. Sono la solitudine, ascolta il mio eco infinito che si rifrange sui tuoi mille fiumi, quando urli rispondo mutato in mille forme e ti porto le tue stesse parole dopo che hanno incontrato ogni parte di te. Sono la solitudine dei bambini privati della loro bellezza, sono la vendetta per quelle mani che li toccano, per quelle lingue che scivolano tra di loro pensando alla loro pelle gentile che non deve essere violata. Sono il tremendo urlo del cielo che ben più della morte e del dolore porterà a chi viola la sacralità di una pelle così puramente fragile, eppure così più forte della pelle che violenta. Sono la sensazione eterna dell'impetuoso scorrere degli eventi oltre la vostra umana giustizia ed il mio veleno straripa ed inonda, invitando col miele a non temere la sete e la fame di me. Il tuo subdolo vibrare, quando abbassi i vestiti, io sono la riga nera nel tuo cuore e attendo che i miei fili si intreccino in tutto il tuo corpo, si aggrappino senza farsi notare e si tendano saldamente, presto tirerò ed imploderò fino a portare i lembi della tua immagine a scomparire nella tua piccolezza, con un dolore che non conoscerai mai, che nemmeno la tua pelle potrà capire. Miele e veleno nel tuo sangue, quando vedesti morire la pelle innocente, tutti i suoi sogni, il ricordo delle parole, i pianti e le risate e con lei vedesti morire la lunga attesa struggente, sono l'eterno miele e l'inesauribile veleno che scorrono copiosi nel sapore ferroso del tuo sangue, ma non posso capire, posso solo sentire. Ho sentito il fetore di mille tombe ed il sapore di poche lacrime sincere, pur così cieche nella loro bellezza, piangenti davanti a carne in polvere, accerchiate dal vento negli alberi, sull'erba, sulle pietre, nei granuli di terra sollevati, nella pioggia, nelle nuvole, abbracciati ovunque dall'anima desiderata in ogni cosa. Ascolta il vento che amoreggia con le fronde più alte, ascolta l'impeto dell'amplesso, l'energia della natura, ed il loro gemere raccontando del mare in tempesta, del fragore delle onde che si infrangono su scogli lambendo la terra emersa, la polvere asciutta, la sabbia nell'aria, che lieve si tuffa e dolcemente scende per raggiungere i fratelli del fondale marino, là dove nasce e risiede il segreto. Sono la danza degli insetti, l'orgia brulicante che non riesci a scorgere senza provare repulsione, eppure ti racconto dei tuoi pensieri nascosti, forse per quello osservi e non guardi? Sono il movimento dell'umile verme nella terra, ti regalo i fiori più dolci, eppure non ti ricordi di me. Sono il primo filo di bava nella tela ingannatrice del ragno invisibile, immobile, in attesa. Ti catturerò, ma non pensare a cosa ti farò, non ne sopporteresti l'idea. Quindi ora danza nel vento, felice, e vivi una vita serena e ricca, sarai così più dolce alla soddisfazione del mio desiderio. Sono la lunga scala che sale in alto ed il tuo percorrerla al contrario, quando scendi sposto ogni scalino verso l'alto, al ritmo dei tuoi passi, e non mi fermerò finché non ti volterai, allora ti lascerò faticare con le tue gambe verso la salita, ma nel tuo lamentarti, nel tuo voler scendere, sei troppo cieco per accorgertene. Guarda intorno a te, sei nel cielo, colori su tela intorno a te, stupendo dipinto di cumuli nembi nel crepuscolo, scie bianche di fulmini nella bocca dell'incontro tra le nuvole scure, nel blu profondo che ti circonda. Senti il freddo penetrante, lascia che giunga nelle tue ossa, che ti faccia vibrare insensatamente, perdi, perdi il controllo del tuo tremare, spalanca gli occhi e comincia a correre verso l'alto, corri tremando e non fermarti mai, immaginerai la mia risata che ti insegue, sentirai l'ombra raggiungerti, allora corri, perché la fine non attende il tuo comodo, o forse vuoi solo credere così. Sono il cardellino morto sul davanzale della tua finestra, le zampette ritte, rivolto di schiena, la mia bianca merda macchia le belle piume della mia coda, sono l'emozione strana che provi vedendomi, il contrasto tra l'idea ed il suo traguardo. Un cammino, sono un cammino, in ogni passo il traguardo e mai la meta, sono la tua evoluzione, non dipingermi col bene, non dipingermi col male, ogni tuo colore scivola via dalla mia pelle liscia e livida, nel candore, nel candore, trova l'abbraccio, nell'oscurità, nell'oscurità, trova il desiderio e guarda dove si incontrano, io sono lì, ma sono troppo immensamente piccolo, una particella indivisibile, se non infinite volte e ogni volta che la lama dell'universo mi divide, io non muto, sono eterno almeno quanto te. Annega nel mio fiume caldo, la tua città degli dei. Sono la tua stanchezza, sono pesante sul tuo collo, brucio nei tuoi occhi, e rido, fatico a trattenere il fragore delle mie risate, perché mi hai chiamato per punirti di cose che nemmeno conosco e ora sei troppo, troppo stanco per affrontarmi. Sono la tempesta, la danza immensa delle onde giganti e piene, sono la tua paura immensa e la tua forza salda, quando da solo stringi il timone, strappo le tue vele, mentre mantieni la direzione e urli, perché due braccia bastano solo a tenere con forza e dolore il timone, ma non per salvare l'albero maestro, non per salvare la tua nave. Ma, per questa volta, ti lascerò passare, se resisterai al dolore che provi nel tenere la rotta attraverso me. E, triste, sono la tua consapevolezza, quando ormai vecchio, ti ricongiungi alla parte nascosta di te. Nascesti uno e ti dividesti, conscio ed inconscio, lentamente, gradualmente, due trame sovrapposte che disegnavano vibrazioni nella semitrasparenza del loro opposto scorrere, fino a separarsi quasi del tutto, ma ora sai che ti avvicini alla fine, perché hai scelto bene, invece di strappare l'ultimo lembo sovrapposto delle trame, carico di conoscenza ed errori, lentamente le riavvicini, in silenzio, il silenzio rotto dal tuo respiro stanco e graffiato. Occhi tristi per ogni tuo vero amore, occhi tristi oltre la solitudine della tua consapevolezza, verso i ricordi. Ascoltati, sai che ti manca la compostezza di alcuni suoi gesti, la gentilezza e la paura nei suoi silenzi, la regalità del suo aspetto. Sono questa mancanza. Sono le tue parole. Sono il fumo degli incensi, il rivolo di cera che si raffredda sulle candele, il suono orientale di musica sinuosa, danzo nell'aria fino a lenzuola di seta scura e materializzo la tua immagine nella forma d'edera delle vostre gambe intricate e di quell'edera sono ogni trama, che si avvicina e si allontana, nei giochi riflessi del sudore caldo, come onde d'oceano impetuoso, il fiume che entra nel suo mare, anneghi nel respiro. Urla amico mio, urla sulla cima di ogni vetta e fatti raccogliere dal ricordo delle fronde alte a valle, sarai il vento e viaggerai col suono della tua voce. Io sarò il cielo. Sono la neve sui suoi capelli, la stessa che ucciderà alcune vite e custodirà i semi che attenderanno di schiudersi. Sono il ricordo della spiaggia gelata, il freddo della notte e la tua solitudine riflessa nella luna, specchiata nell'increspatura del nero mare. Sono lo spettatore dell'eterna lotta fra dio ed il suo riflesso, sono colui che gestisce le scommesse e ride beffardo, perché ti ho tramutato in una delle corde perimetrali della pedana ove combattono. Li senti arrivarti addosso e sei costretto a respingerli, ma non biasimarmi, stai pagando qualcosa che non hai mai comprato e che semplicemente vuoi pagare, un affare è un affare ed è un piacere farli con te. Ridi, amico, delle mie menzogne, quelle del mio veleno, o forse è proprio il miele ad essere la menzogna, scoprilo te! Ridi amico mio, perché sarò la tua più grande verità. E' tempo di andare, amico mio, sei pronto? Hai imparato a cadere? Preparati a spiccare il volo. Chiudi gli occhi, respira, dimentica il pensiero e senti. Sono la tua carne che si scioglie in parole, sono la tua paura che si scioglie in parole, sono un racconto segreto sciolto in parole, la danza dei demoni, l'overture degli sguardi terribili e svegli che fissano vuoti che non comprendi, la follia rituale delle grida e dei canti grotteschi, fino al loro assopimento intorno al grande fuoco ancora vivo. Sono il fuoco nel cerchio. Sono la verità che possiedi, intraprendendo il tuo cammino infinito per conoscermi, perché questa è l'essenza del sentire, la luce dell'esistenza, questo è il cammino che in ogni passo ti porta dal possedere la verità ad essere la verità, ad essere me. Bevi, miele e veleno, e sii me, perché io sono te.

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