Il Principio - The Principle

Ognuno di noi possiede la verità, intraprende quindi il proprio cammino infinito per conoscerla. Questa è l'essenza del sentire, la luce dell'esistenza. Questo è il cammino che in ogni passo del sogno ci porta dal possedere la verità ad essere la verità.
Each of us possesses the truth, then undertakes his endless journey to know the truth. This is the essence of feeling, the light of existence. This is the path that in every step of the dream leads us from having the truth to being the truth.

Saturday 22 August 2009

Thursday 20 August 2009

Miracoli?

Nel momento in cui impari a fare miracoli, scopri che non sono miracoli.

Note e melodie dell'esistenza

Lettere, parole, concetti, sensazioni, esistenze, proiezioni, note di un pianoforte. Tasti limitati. Infinite melodie. Esistono meravigliose, uniche, distinte, per lo scorrere fluente, onulatorio, interrotto, delle note al battere incessante del tempo. Senza il tempo, immaginando un istante come un'unica nota, esisterebbero tante melodie quante le note. La componente infinita in un contesto finito innalza infinitamente le possibilità della dimensione finita. Così le possibili combinazioni delle possibili esistenze, sepur fossero finite, in un contesto infinito sarebbero infinite nella consequenzialità. Infinite combinazioni di particelle che giudchiamo finite, ma, che, comunque sia, sono infinitamente divisibili in componenti e compongono infinite realtà nella loro unione in combinazioni.

Friday 14 August 2009

Raccontando fino alla musica

In volute di regale sfiorare d'aria, dita simbolo della storia, con la paziente costanza del servo amato in labbra rosse un viso che fisso resta perché ha imparato a farlo oltre tutto ciò che può accadere, restando in ciò che accade. E può piangere. Può sorridere. Sempre da dietro l'iridescente prisma di labbra rosse. Tragedia e calma, fiume in discesa, dolce veloci acque, estasi d'occhi chiusi al suono, ricerca dell'oltre, consapevolezza e abbandono, la bellezza del suono, la caduta di libertà dai limiti della veglia. Oh, meraviglia del desiderio del pianto, oh emozione, o sorpresa dipinta prima di vederla porta al proprio cospetto. Unisono di mille se, una melodia che si espande in orchestra e riempie l'aria fino alle pareti di un pensiero chiuso, piccolo mondo ricco di ogni cosa che sarà. Scivola il soffio della notte su valli d'alba prima del giorno. E di passioni e amori, abbandoni e rinascite, di morti nella morte, trovati vivi al racconto del viaggio nel suono, racconta questa musica. Per l'istante in cui finirà, prego cominci un nuovo viaggio, per la dolcezza della carezza d'addio, della saggezza di una madre racchiusa in un palmo, il cui sguardo è ricordo al tatto, e lentamente muoio di sangue colante dall'estremo di queste labbra meno rosse. Solo per dirti addio ho combattuto mio amore. Così disse. Solo per raccontarti il mio amore per te nell'estremo saluto. E sorrisi, perché mi ferì la bellezza così reale e viva, forse vera, di qualcosa in cui non credevo. Andai, tra gocce di pioggia gentili al primo tocco, accennate al primo sguardo. Ecco un'armonia di gocce, un arpeggio in caduta e tocco. Sale, scende, pause e respiri, una musica diversa e sacra, fatta di luci ed ombre, una pioggia che sembra attendere l'eternità in un accenno. Un flauto tra le pieghe del cielo il vento, e stupendo l'incontro del suono che si moltiplica all'incontro della brezza che vola verso il sole ponente, attraverso la pioggia cadente. Giunge la fine infine, per il silenzio che sfuma entrando nel suono, si ferma l'immagine e fugge lentamente il mio volare sempre più piccolo, orizzonte nell'orizzonte. Addio, dolce e triste, è tempo di andare.

Saturday 8 August 2009

Sarò

Cosa accadrà? Il piede affonda, lo sguardo resta saldo.


Se l'intoccabile diventa desiderio alla distanza dello sfiorare, immagine che trasporta fino a che non venga abbandonata, chi illude chi? Non vi è via da ripercorrere. Adesso e sempre sono nello scorrere. Vieni con me, sarò accanto a te.

Meraviglioso il desiderio di te.

Meraviglioso è il desiderio che ho di te. Lo sento espandersi nel sangue.

Thursday 6 August 2009

Il Viaggio

Vivevano, in un tempo lontano, distanti dalla più vicina città, un anziano maestro ed il suo discepolo. Molti anni avevano trascorso assieme ed il maestro sentiva avvicinarsi il giorno della sua morte. Una mattina, sotto un limpido cielo albeggiante, il maestro chiamò a se il discepolo. Quest'ultimo, senza alcun indugio, si presentò in silenzio al cospetto del suo mentore, il quale disse: "Giovane Discepolo, il tempo dei miei giorni si avvicina alla sua conclusione. Molti anni hai trascorso insieme a me, lontano dal resto del mondo. Hai ascoltato e seguito diligentemente ogni mio insegnamento, mi hai offerto aiuto nei momenti in cui il mio vecchio corpo necessitava di aiuto, hai dimostrato di possedere la saggezza del silenzio paziente. Oggi desidero farti un dono prezioso. Ti indicherò un percorso che da questi luoghi conduce lontano. Desidero che tu segua il percorso che ti indicherò. Partirai oggi stesso". Il maestro illustrò un percorso lungo e complesso, che da quei luoghi si distendeva sulle valli, curvava insieme ai fiumi, saliva e scendeva sul dorso di montagne, penetrando boschi e numerose città. Il discepolo ascoltò attentamente e memorizzò il percorso. Finta la descrizione il maestro disse: "Al termine di questo percorso giungerai in un piccolo campo. Là scorgerai una grande e vecchia quercia. Scava tra le due radici più grandi di questo venerabile albero e, protetta dalla terra, troverai una piccola cassa di legno. Quando arriverai a dissotterrarla avrai trovato un prezioso tesoro. Questo è il mio lascito per te, giovane e fedele discepolo". Il discepolo attese che il maestro terminasse il suo discorso e, dopo un minuto di silenzio, disse: "Venerabile Maestro, io mi affido al vostro giudizio, se mi ritenete degno del tesoro per l'ottenimento del quale mi avete indicato la tortuosa via, io mi inchino dinanzi a voi con gratitudine, accettando umilmente il dono che mi fate". Il discepolo restò qualche istante in silenzio, quindi disse: "Permettetemi, Venerabile Maestro, di provi umilmente una domanda". "Poni la tua domanda, giovane Discepolo, e, se potrò, ti offrirò una risposta", disse allora il maestro. Il discepolo disse allora: "Venerabile Maestro, io ho ascoltato con attenzione la descrizione del percorso che desiderate che io segua. Poiché è vostro desiderio che io segua tale percorso, così farò. Nel tracciare la linea di questo tragitto sull'immaginaria mappa della mia mente, ho notato che questo è ben lontano dall'essere il percorso più breve per raggiungere il luogo dove risiede il venerabile albero che custodisce il tesoro. Io vi chiedo: perché, Venerabile Maestro, desiderate che segua questo percorso invece di un più diretto?". Il maestro restò in silenzio per qualche istante, quindi sorrise e disse: "Giovane Discepolo, il fiume che bagna con le sue acque antiche, eppur sempre nuove, la vicina valle, nasce dall'alto della montagna e giunge verso il mare. Il Venerabile Fiume è un maestro ben più vecchio e saggio di me. Esso non scende dritto dalla montagna al mare. Esso, invece, segue una via tortuosa, si torce e si distende più volte, cambiando spesso direzione, bagnando con le sue acque punti lontani dei monti e delle valli con le sue curve. Il fiume è saggio, sa che la sua via è la migliore che possa seguire. Tu seguirai il percorso che ti ho indicato per lo stesso motivo per cui il fiume segue il suo lungo cammino dalla montagna al mare. La natura di questo motivo è qualcosa che comprenderai quando avrai dissotterrato e aperto la scatola che troverai alla fine del percorso". Seguirono attimi di silenzio, quindi, con un cenno del capo, il maestro congedò il discepolo, il quale, dopo aver preso del cibo, un ricambio di vestiti e poco denaro, si mise in cammino.
Innumerevoli furono le avventure vissute dal discepolo percorrendo il cammino che si protrasse per molto più tempo di quanto egli avrebbe potuto immaginare. Molti i luoghi che visitò di passaggio o permanendovi del tempo, molte le persone che incontrò, molte le cose che apprese del mondo, delle persone e soprattutto di se stesso.
Era cresciuto il discepolo, era cambiato rispetto al giovane che si era messo in cammino seguendo le indicazioni del suo mentore, aveva vissuto esperienze che non sarebbe stato in grado di immaginare durante la sua vita col maestro ed era giunto un giorno alla conclusione che fosse arrivato il momento di terminare il suo percorso. Proseguì lungo la strada indicata dal maestro e giunse infine al piccolo campo nel quale scorse la vecchia quercia. Senza fretta si avvicinò ad essa. Si fermò ad ammirarla per un po', quindi, senza mutare espressione, individuò le due radici in mezzo alle quali avrebbe dovuto scavare. Toccò la terra con le mani, chiuse gli occhi e ne sentì il calore con i palmi, quindi cominciò a smuoverla e ad affondare le dita in essa. Scavò a mani nude fino a toccare il legno di una piccola scatola. Scavò quindi intorno ad essa, poi, con calma, la estrasse. Era leggera, di legno scuro. Ne sollevò il coperchio e, con sua sorpresa, scoprì che era vuota. La osservò attentamente, controllò bene dentro e fuori di essa, quindi provò a guardare nel buco dal quale l'aveva estratta. Provò a scavare ancora un po', ma trovò solo terra, vermi e le radici della vecchia quercia. Allora chiuse la scatola e si incamminò per la via più diretta verso la dimora dell'anziano maestro. Quando arrivò trovò il maestro all'esterno dell'abitazione in profonda e silenziosa meditazione. Pochi minuti dopo l'arrivo del discepolo, il maestro, senza aprire gli occhi e senza uscire dalla posa meditativa, disse: "Bentornato Giovane Discepolo. Il tuo viaggio è durato molto tempo, ma sei infine tornato. Hai trovato il tesoro?". Il discepolo si avvicinò al Maestro, si inginocchiò dinanzi ad esso e disse: "Venerabile Maestro, ho camminato a lungo e molto ho vissuto durante il mio cammino. Al termine sono infine giunto là dove mi avevi indicato, ho trovato la venerabile quercia e, custodita nella terra tra le sue radici, una piccola cassa di legno, così come voi avevate indicato. Eppure, Venerabile Maestro, la cassa era vuota. E' forse possibile che qualcuno l'abbia trovata prima di me e ne abbia prelevato il contenuto?". Il maestro sorrise e disse: "Questo è ben poco probabile, giovane discepolo, dal momento che io stesso ho sotterrato quella piccola cassa vuota". Sorpreso, il discepolo disse: "Maestro, credevo che la scatola contenesse un tesoro, mentre voi stesso ammettete di aver sotterrato una scatola vuota, pur dicendomi di recuperare il tesoro in essa celata". Il maestro sorrise e con voce pacata disse: "La tua memoria ti inganna e dipinge ciò che tu vuoi dipinga. Io non ti dissi di recuperare un tesoro celato in una scatola, bensì ti dissi che quando fossi arrivato a dissotterrare la scatola avresti trovato un grande tesoro. E così è stato". "Maestro", disse allora il discepolo, "io non comprendo la natura del tesoro di cui parlate". Sempre con calma e pacatezza, il maestro replicò: "Giovane discepolo, a lungo hai studiato la via della verità qui con me, qui hai compreso di possederla. Eppure solo il viaggio di vita che hai vissuto ti avrebbe potuto insegnare a comprenderla. Questo, mio giovane amico, è il tesoro grande che lascio a te". Fece una breve pausa durante la quale abbassò per un istante gli occhi a terra, quindi, osservando nuovamente il discepolo, proseguì: "L'esperienza che hai vissuto è un tesoro che penetra nella tua carne e fluisce nel tuo sangue. E' la verità sotto la tua pelle. Hai vissuto emozioni, hai cercato la via, l'hai persa e ritrovata, hai creduto che fosse errata quando per amore hai sperato di poterla perdere ancora, hai desiderato che fosse errata quando nuovamente l'hai ripresa tra le lacrime, hai dimenticato la tua gioventù, distolto lo sguardo dal crescere, dimenticato il tuo io tra la sua pelle, ricordato quella pelle in un nuovo abbraccio, riso e sofferto in solitudine, in ogni sua forma. Ognuno di noi è un universo a se stante, ricordi? Ognuno di noi ha il suo mondo, le sue regole da infrangere, la sua verità, vera per se e per chi desidera che lo sia. E molteplice è la natura di ogni verità. In ogni momento sapevi che avresti ripreso il tuo cammino perché esso era la tua via e il tuo desiderio ed in ogni momento sapevi che ti saresti potuto davvero fermare, dimenticare il tesoro, perché quell'istante di emozione valeva più di ogni tesoro e quella poteva essere la tua verità. Ogni cosa può essere e non essere contemporaneamente, sono aspetti della sua essenza, ed ognuno può osservarli secondo il proprio desiderio e la propria conoscenza, nel proprio spirito, nella propria mente, nel proprio corpo, nell'essenza globale del proprio universo nell'universo degli universi. Hai camminato e riflettuto sul granello di polvere, gettandoti nel pensiero del mondo infinito che in esso si celava, nella storia di quel mondo, nella storia di quel granello che prima di essere terra è stato vita e vita sarà, hai camminato sotto un cielo che ti ha ricordato lo spazio immenso, il vuoto indescrivibile nel quale sei nulla tra il nulla, scoprendo la natura reale del tutto, l'illusione sacra della bellezza, la carezza forte dell'emozione in ogni poesia. Verso l'infinitamente grande e verso l'infinitamente piccolo hai spinto i tuoi pensieri così che là, oltre il senso relativo dell'infinito stesso, dove l'infinito di una dimensione è il nulla della successiva, le tue sensazioni potessero ricongiungersi nell'incontro delle due ricerche. Hai vissuto l'esperienza che sul tuo io si è formata, hai ascoltato te stesso attraverso questa esperienza fino a ritrovare il tuo io. E così il tuo tesoro si è arricchito passo dopo passo, ricordandoti che un vero cammino non contempla un traguardo realmente raggiungibile, ma vede il traguardo in ogni passo. E hai scoperto il maestro in te, là dove, in un mondo riflesso, ognuno è maestro di se stesso". Attese lunghi istanti di silenzio, quindi, il discepolo pronunciò parole che il maestro sussurrò insieme ad esso: "Ognuno di noi possiede la verità, intraprende quindi il proprio cammino infinito per conoscerla. Questa è l'essenza del sentire, la luce dell'esistenza. Questo è il cammino che in ogni passo del sogno ci porta dal possedere la verità ad essere la verità".