Sotto nuvole felici e sole come me, contemplo l'emozione umana che ha fine indefinita e sfumata. Non per poesia ed ambizione, ma per vera incarnazione, sento il sangue linfa dei pensieri, suppongo che il dolore nel petto che scivola in rivoli scuri sulla tela dei pensieri, annerendo i raggi di luce filtrata, sia parte della cura, la lenta via della guarigione.
Imperi costruiti in anni e distrutti in un giorno, oggi vedo distrutto in un giorno il muro di roccia che si era posato come polvere incancellabile sulla luce dello spirito, imprigionando la libertà dell'anima. Oggi vedo la bellezza di questa distruzione, l'impero della mente che produceva le sue stesse catene, oggi provo ancora una volta il dolore della rinascita.
Mi seguano angeli senza volto sul grande cielo della mia fuga, in questa corsa senza terreno io corro verso il grande universo, pronto a nascere.
Giunto in terre lontane, attendo l'eterno in un istante per tornare a casa. Il dolore è dipinto su queste vesti di errante, pellegrino dell'anima. Sono solo tra la folla invisibile, duro nel volto celato d'alabastro, con crepe nel cuore che sgorgano il rosso canto della terra natia. E piangerò nella gola ad ogni passo, per ritrovare il suono del suo nome. Portami a casa, amore, portami a casa, lontano da questo nuovo dolore, perché non nacqui per conoscere e scelsi di cadere, un giorno sarò dio, ma oggi luce ed ombra lascio scivolare come pioggia, per il mare di emozioni che m'annega.
Il rumore di vetro infranto, lo chiamai cristallo.
Il suono del mio canto, la carezza sulla quale far scivolare il passo.
Perché il cammino è lungo, perché il cammino è vero, perché il cammino è tutto ciò da cui non fuggo.
Sentendo la promessa infrangersi chiamai vetro infranto nel ventre il suo suono.
Disperdo lo sguardo in fiamme, lasciando che si intorpidisca nello sfumare della luce danzante, perché questa è la storia del vecchio e la si può capire solo leggendola attraverso le lacrime. E non ricordo se lei morì, ma ricordo che raccontò di averla amata. E non ricordo se si fermò fuori dalla sua finestra, senza che lei potesse vederlo. E' strano, ricordo il suo nome, ma non il modo in cui lo pronunciava.
Cosa mi muove a ricordare, se non il desiderio di essere? Ma non sono ricordi di questa mia vita. Sono delle mille vite in cui fuggo per non ricordarmi il presente.
Questa storia, come la meraviglia di un bambino che riprende il gioco ed il sorriso così, d'improvviso, dopo aver pianto per la paura dell'inaspettato dolore, mi accompagna per mano. Ed è solo lei a farlo.
E se il sogno mi sognasse, sarei dispiaciuto e pentito di non aver capito? Non importerà quanto volerò talmente in alto da vedere tutto e niente. Il cielo non smette mai di attendere, eppure vedo angeli invisibili cadere.
Morì. Raccolsi le sue cose e vidi l'ombra di ognuna rimanere al loro posto.
La fine è un mistero.
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