Credo che presto comincerò a diffondermi nuovamente in questa città. Da mesi la posseggo così poco, da mesi non ho più fatto l'amore con questo spazio che mi circonda, con le sue strade, con le figure della notte, le persone senza maschere, o con maschere distorte, gli amici, gli sconosciuti, che si confondono in danze fatte di passi lenti e parole lasciate libere di diventare vento, tra risate che tutti coinvolgono a silenzi che tutti osservano. Ancora, però, non è giunta l'immagine del risveglio e della salvezza. Ancora non è terminato il processo di discesa, mutazione e purificazione in me. Rileggo la mia preghiera alla solitudine. Mi preparo per sopportare altra pressione spirituale. Mi accorgo di sviluppare pensieri sempre più illuminati ed azioni sempre più corrotte, nel comportamento, nelle parole, nel modo di vivere. Vivo concentrati e sovrapposti i periodi in genere consequenziali di corruzione e rinascita. Mi chiedo quale meraviglia e meccanismo il mio io stia sviluppando. Mi domando da dove provengano realmente queste profonde onde di oppressione che ricordano e provocano un dolore lento e grave.
Mia città, cornice e quadro, teatro di emozione e follia, labirinto di pensieri, prigione di libertà, stretta accoglienza per l'anima, larga immagine di molteplici particolari per la mente, equilibrio di eccessi per il corpo, rifletti me stesso ed in te vivo. Chiamami a te, manda la tua immagine. Ci sto aspettando, entrambi. Partirò quando le tue luci doneranno l'amato violaceo colore alle nuvole indistinte nel cielo. Partirò da questo rifugio doloroso e verrò senza pretese a vedere se il tempo sarà giunto, se mi avrai aspettato con doni e parole. Aspettami, sto arrivando, arriva, ti aspetto. Nelle tue strade notturne rubate all'emozione di sottofondo che accompagna ogni sogno inquieto camminerò con le immagini del ritorno.
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