E ti senti come se il paradiso si fosse dimenticato di te, marciando a gloria verso un diavolo innamorato del mondo, fertile di emozioni, e non ti sai rivolgere ad un dio che risiede al di sopra del bene e del male, e la tua voce l'hai già ascoltata in silenzio senza conforto. Piangi, amico mio, la tua solitudine sarà il tuo sangue, puoi innamorarti per un nuovo dolore senza paura, piangi, amico mio, con il sorriso bello di chi è sabbia disciolta nel sentimento, piangi tutta la tua polvere dagli occhi d'opale spento, solo nel tramonto, mentre le sagome degli angeli svaniscono nell'orizzonte infuocato, troppo lontane per farti credere che il non volerle raggiungere sia solo una scusa. Piangi di gioia e dolore, amico mio, nel tuo silenzio bello quanto il mondo intero, al quale, artista, poeta, ti inchini, concludendo lo spettacolo d'arte varia di un folle sveglio in un mondo di dormienti fantastici. Meravigliosa vita di tanti te, su ogni palco ti inchini...
Quindi mi appresto a salire sul palco, mentre la platea dei miserabili e dei poveracci merita tutto il mio rispetto, sono gli unici rimasti, con le loro giacche strappate e sporche, la loro barba ingiallita che puzza ancora di whisky, mentre alcuni dormono, altri già applaudono intontiti dalla demenza. Ecco. Allungo un sorriso, mano sinistra sullo stomaco, un ampio e sinuoso volteggio della destra, un lungo e profondo inchino, le tende si stanno slacciando... ma potrebbe volerci ancora molto tempo. Resterò inchinato o improvviserò ancora lo spettacolo di arte varia per il mio pubblico assente?
Quindi mi appresto a salire sul palco, mentre la platea dei miserabili e dei poveracci merita tutto il mio rispetto, sono gli unici rimasti, con le loro giacche strappate e sporche, la loro barba ingiallita che puzza ancora di whisky, mentre alcuni dormono, altri già applaudono intontiti dalla demenza. Ecco. Allungo un sorriso, mano sinistra sullo stomaco, un ampio e sinuoso volteggio della destra, un lungo e profondo inchino, le tende si stanno slacciando... ma potrebbe volerci ancora molto tempo. Resterò inchinato o improvviserò ancora lo spettacolo di arte varia per il mio pubblico assente?
Piangi, amico mio, al suono nostalgico della pioggia rimasta nei ricordi, tu, che osservi la vita attraverso una goccia di rugiada stanca e calda, alla fine della lunga giornata. Resta il tuo vero io a leggere il copione, sorridendo, mentre ti chiedi, fremente d'aspettativa, se mai accetterà di recitare per te, se apprezzerà la sceneggiatura che con tanta dedizione e passione hai preparato. Emozionato, come ti giudicherà il tuo vero io? Perdi le battute tra un bicchiere di vino corposo, rosso e scuro come il sangue dei secoli, sdrucciolando parole troncate in poesie d'atmosfera in luce di candela espansa, piccolo grande attore uomo bambino amante. Sei il riflesso del vibrante fremito emozionale che affonda nel brillare dei suoi occhi lucidi e vivi, stai cadendo. Piangi, amico mio, sorridi al ricordo di un sorriso strappato talmente in fretta al respiro da restare nell'aria come il ricordo del primo vagito di un bimbo mai nato, tirato via dal lato tagliato d'ombra della sua bocca, allungato dallo sforzo di volgere impercettibilmente la testa, occhi bassi rapidamente ravvivati, labbra piene assottigliate, cosa provi, amico mio? Ridi, ridi al sole solo, ridi, quando ne vedrai più d'uno spalancherai lo sguardo per ridere con passione folle, ebbro di lacrime in gola. Piangi, amico mio, perché ti voglio bene e ti graffio ogni volta che stringo la tua mano, che un tempo timidamente porgesti finché non imparasti che ti avrebbe fatto male davvero il momento in cui l'avrei afferrata, e ora non temi più il dolore che provoca la stretta forte tra noi, sai che quello è il tuo rifugio, prima che qualcuno lo rubi. No, pallido opale nell'iride, profondo ancora, senza la superficie di vetro opaco che protegga e nasconda la bellezza. Sognami, ed io urlerò il nome della tua casa.
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