6.33. Il freddo domina la città. Facce di un orario inusuale nascondono il loro tacito accordo al mio passaggio, sono io l'estraneo. Il freddo penetra nelle ossa facendo vibrare la mia pelle ed io lo nascondo nel ritmo sostenuto di passi pesanti e decisi. La luce sta arrivando, preavvisa la sua venuta con mille messaggeri. Il battito cardiaco del treno ancora nelle orecchie. 6.37. Il freddo di un'altra città ancora nelle narici. Uno sguardo fugace a quella finestra. Ora che stai dormendo il tuo viso non può fingere di desiderarmi ed io non devo recitare la mia parte. Rallento il passo. Dici che ti piacerebbe osservare il mondo se queste strade fossero meno insidiose. Io le conosco bene, mi guardo intorno. Il dietro le quinte della giornata mette in moto i suoi ingranaggi, laboriosamente le formiche vestite di bianco faticano per assicurarsi che ogni dente si incastri fluidamente con l'altro e si apprestano a coprire il meccanismo. Un'ultima ripassata al copione, presto arriverà il pubblico. Attraverso la strada con la noncuranza di chi può accontentarsi di ascoltare il preavviso lieve e lontano di quei suoni che si accavalleranno come onde di tempesta con l'arrivo della luce. Sono ad un passo dall'apertura del sipario e sono ancora un estraneo, ma le formiche sanno attendere. 6.45. Casa. Penso ancora una volta a te, che mi baci nello stesso modo in cui sorridi. Compi ogni gesto nello stesso modo in cui sorridi. Espandi dal nulla ogni tua traccia, sospendi un lunghissimo istante, e nel nulla la fai riassorbire rapida come se stessi cancellando il vento. Quel mondo mascherato da nulla. Scale. Una porta che domani mi vedrà traditore. Farò a meno di quella porta se quella porta farà a meno della verità. Non mi fermo, proseguo verso la mia. 6.46. Casa. Via tutto, l'odore del viaggio, il fugace ricordo degli amici impresso anche sui vestiti. Ho bisogno di una doccia calda e di una buona dormita. 6.51. Musica. Dopo scriverò. 7.15. Click. 7.23.
Il Principio - The Principle
Ognuno di noi possiede la verità, intraprende quindi il proprio cammino infinito per conoscerla. Questa è l'essenza del sentire, la luce dell'esistenza. Questo è il cammino che in ogni passo del sogno ci porta dal possedere la verità ad essere la verità. | Each of us possesses the truth, then undertakes his endless journey to know the truth. This is the essence of feeling, the light of existence. This is the path that in every step of the dream leads us from having the truth to being the truth. |
Tuesday, 27 February 2007
Monday, 26 February 2007
Mice in the maze
Playing with desires
You're tearing down my senses
fall on your melting thoughts
So tell me, dear companion,
and please don't lie to me,
how would you like to suffer
and chose the price to be?
So have we all been put here
like blind mice in the maze
Small white unconscious victims
of shadows in the haze
"Just just look for the right path
and eat the cheese you'll find,
it's all that you'll desire,
don't bother to ask why"
A pointless compromise
I stared right to his eye
"Should I refuse the truth?
Then kill me, I'd rather die"
Le parole senza musica sono solo parole
Ti ringrazio mia compagna, percepisco la magia, dove metto le parole, tu metti la musica.
Sunday, 25 February 2007
Non conosco il tuo nome
Per la mia pelle, per la mia pelle, gli occhi cadono ciechi in palpebre, per la mia voce, per la mia voce, la musica avvolge le parole, per il tuo odore, per il tuo odore, i baci si fanno sapore del desiderio, per continuare a viverti, non conosco il tuo nome.
Saturday, 24 February 2007
What's this I hear?
What's this I hear?
The pain you felt the day I fell
Was the moon reflected
in your wishing well
And as I silently fell down
You didn't hear me until
I touched the ground
I love the way you bite my lips
Wile running blood
embraces your hips
I told you never ever ask
So what is this you see
behind my mask?
So do you like the face
behind my mask?
Is this what you want, can't you see?
You'll choke on your own blood
sucking it from me
You've bothered me with your unspoken tears
I'll bend your smile, my hand, a smack that sears
Now burn as you slide down right to my knees
Now burn as you slide down right to my knees
I'm sorry, can you hear me sing?
I'm sorry if I did that thing
You want my words as weeping sound
Now get that face right to the ground
Now get that face right to the ground
It's just too late... what's this I hear?
The pain you felt the day I fell
Was the moon reflected
in your wishing well
And as I silently fell down
You didn't hear me until
I touched the ground
I love the way you bite my lips
Wile running blood
embraces your hips
I told you never ever ask
So what is this you see
behind my mask?
So do you like the face
behind my mask?
Is this what you want, can't you see?
You'll choke on your own blood
sucking it from me
You've bothered me with your unspoken tears
I'll bend your smile, my hand, a smack that sears
Now burn as you slide down right to my knees
Now burn as you slide down right to my knees
I'm sorry, can you hear me sing?
I'm sorry if I did that thing
You want my words as weeping sound
Now get that face right to the ground
Now get that face right to the ground
It's just too late... what's this I hear?
You never hear the sound of someone falling silently, until he touches the ground.
Non senti mai il suono di qualcuno che cade in silenzio, finché non tocca terra.
Thursday, 22 February 2007
Camminiamo insieme
Il mondo ti chiamerà come vorrà, io ti chiamerò sentendo il nome segreto che ti unirà a me e solo noi ne capiremo il suono. Camminiamo insieme per un po', ognuno messiah di se stesso, ognuno libero di imparare dall'altro, senza mai la presunzione di insegnare. Puoi portare il tuo limbo con te, puoi portare le tue paure, i tuoi sogni, i tuoi desideri, i tuoi ricordi, io non li ruberò, non entrerò nel tuo mondo con la forza, non cercherò di cambiarlo, camminerò con noi, nient'altro. E' un salto nel buio, senza certezze, è un salto a piedi uniti, come bambini, è un salto per conoscerci e vivere. Grazie per questi passi.
Monday, 19 February 2007
Sunday, 18 February 2007
Rubi il mio respiro
Quando mi guardi rubi silenziosamente l'anima al mio respiro, ed egli la insegue in te. Correndo nel buio cade, nel tuo respiro, innamorandosi. Ogni volta li sento unirsi in una vita che dura il tempo del tuo silenzio, ed in quell'istante divengono e trascendono la luce e l'oscurità, l'universo ed il suo tempo infinito, l'ascesa e la caduta, l'amore e la morte, il piacere e il dolore. Ti avvicini, lo fai tornare a me, un battito del cuore e impedisci al tuo di seguirlo, mentre sfiori le mie labbra egli mi racconta la tua anima, morendo.
Friday, 16 February 2007
Ognuno vede ciò che vuole vedere
Ognuno vede ciò che vuole vedere.
Non serve che io mi nasconda, che giochi con le altrui menti, che faccia il giocoliere con i loro sentimenti, è inutile sforzarsi quando bastano loro a completar con eccellenza tutto lo sporco lavoro. Non serve che io menta, mi basta esser sincero, per apparire al mondo un po' più strano e meno vero.
Thursday, 15 February 2007
Un racconto segreto...
Perché fui foglia nella nebbia, pioggia sui tuoi capelli, l'odore dell'erba dopo la tempesta, il cielo limpido del mattino sui luoghi che chiamavi casa, una traccia di terra sui frutti appena colti, la lacrima di resina sul ramo più alto, il colore del tuo sorriso nel tramonto, il vento caldo che avvolgeva le tue mani, la bellezza del tuo canto nel crepuscolo, mentre in lontananza le colline sfumavano in ombra e si fondevano con ogni albero, fui l'ispirazione per la melodia dell'usignolo notturno, e il suono del mattino che si fondeva con le ultime gocce del tuo sogno sereno, il racconto segreto che dimenticasti nella tua infanzia, sorriso di bambina, innocente meraviglia, pura verità, e fui ogni cosa quando nascesti, ed ero unico e inscindibile, e tu mi facesti diventare ogni cosa intorno a te, ed io continuai a cantare la verità alla tua anima e non vi fu illusione meravigliosa quanto il tuo mondo, e non vi fu bellezza più grande del tuo esistere. E imparasti l'amore, mentre io ti raccontavo, ancora bambina dentro, che quando avessi imparato a fare miracoli allora avresti smesso di chiamarli così e avresti smesso di farli e desiderarli, poiché non vi era nulla di incredibile in essi, e saresti stata più vicina alla verità. E imparasti il calore del corpo, mentre io ti cantavo, ancora bambina dentro, dell'immensità di ogni dimensione e di come l'infinito di una fosse impercettibile per un'altra. E imparasti il dolore, mentre io ti abbracciavo, ancora bambina dentro, insegnandoti ad amare i tuoi errori, dicendoti che il bene ed il male erano illusioni ed in tutte le tue vite tante volte avevi sofferto, e prima di essere viva eri stata amore e dolore, eri stata come me nebbia e pioggia, e sole, e respiro, e ricordo, e desiderio e che noi eravamo uno, così come lo eri con tutto. Ed un giorno ti feci ritrovare quegli occhi grandi che si meravigliavano del mondo, quegli occhi grandi che seguivano il loro tempo, sorridevano al volo delle rondini, si concentravano sulla minuziosità della formica, coloravano il mondo dei grandi che non voleva essere colorato e abbracciavano i tuoi errori facendoti commuovere. E tu imparasti che l'amore non è un sentimento, non è gioia o tristezza, ricordasti quanto somigliava al volto del piacere il tuo viso di dolore per la nuova vita che si era espansa in te e da te voleva nascere e separarsi. E più saggia e vera ti svegliasti, perché comprendesti che in quegli occhi vi era già la verità, e che nessun cammino sulla terra ti avrebbe portato da loro se non il tuo amore. Così torniamo ad essere uno, insieme saremo neve, e saremo il sole che ci donerà come vita alla terra, e saremo radice e ricordo, fiore e parola, lacrima sul sorriso, urlo nella notte, risa ad occhi chiusi, saremo respiro e amore, doneremo il nome che ci verrà donato, oltre il tempo, fuori dallo spazio, dove il mondo volge lo sguardo prima di addormentarsi.
Wednesday, 14 February 2007
Sta per accadere qualcosa...
C'è aria di pianto nel vento. Qualcuno a me legato sta piangendo senza motivo apparente, senza che riesca a sentire l'origine delle lacrime. Sento questa immagine molto vicina a me oggi, per come mi sento. I giorni sono pieni di piccole crepe, avvenimenti che incidono e poi sfumano i contorni del tempo e delle emozioni, storie che annunciano qualcosa di ancora non ben definito e nitido... ne sento il suono in lontananza e la mia pelle comincia a percepirne l'odore. Sta per accadere qualcosa di grande, qualcosa che sommergerà le emozioni di alcune persone con onde che tutto turbineranno in loro e ogni orientamento sarà perso nella violenza delle membra e dei corpi rigirati più e più volte nell'acqua, con gli occhi che a tratti assorbiranno il sole nel verde schiumare e la sabbia graffierà la pelle e la risacca toglierà il respiro. Forse questione di giorni. Forse di mesi, ma in tal caso, percependola già adesso, dovrebbe essere un'onda particolarmente grande e violenta. Tutto potrebbe travolgere, ma solo io e pochi altri subiremmo l'impatto... per tutte le altre persone, tutte quelle che non sono desiderate dall'onda che rapida corre maestosa ed immensa verso di noi, essa sarà invisibile, silenziosa e priva di massa. O forse riguarda solo me. Cerca solo me.
O non è forse questo il riflesso di un desiderio più che una percezione? Ho la stanchezza dei giorni sfumati addosso.
Disse uno dei miei maestri...
Uno dei miei maestri, una donna che profondamente aveva vissuto l'oscurità e la luce della vita, mi disse una volta, mentre era bloccata nel suo letto, che finché non avessi compreso il mio segreto e scoperto l'origine della mia paura profonda e nascosta, avrei continuato ad incontrare lo stesso tipo di anime, persone con similitudini profonde, persone sofferenti, di una sofferenza particolare che continuo a conoscere sempre più approfonditamente, persone delle quali avrei inevitabilmente assorbito parte del dolore e che avrei inevitabilmente segnato, che forse avrei aiutato davvero, o forse solo illusoriamente, pur non volendole aiutare, pur non volendo consciamente coinvolgermi, pur credendo che solo esse avrebbero potuto aiutare loro stesse. Così come loro avrebbero segnato me. Comincio a credere ancor più fortemente che avesse ragione. Ha sempre avuto un senso particolare per intuire l'essenza nascosta di certe situazioni.
Nebbia nello stomaco
Ho una nebbia di dolore nello stomaco che evapora una canzone triste nella gola, dove si accumula e si ferma, aspettando di morire, ma i miei occhi la sentono...
Her fading trace
Upon my face
A fall from grace
She had no choice
Tears in her voice
I'll fade away
In stranger shapes
She still comes back
Breathes on my neck
Just hide my eyes
Fall in the tide
And never cry
I fall asleep
And gently weep
To say goodbye
But then again
I comprehend
She only hides
The day I died
I know she cried
And now I'm here
I'm everything
The pain i feel
This place unreal
Fall on the ground
And narrow down
This is not home
Eternally
Means not a thing
I'm all alone
Monday, 12 February 2007
Sciolgo la paura in parole
Sono te. Ricordi? Mi senti ogni volta che pensi di tagliarti. E non lo fai. Mi senti sorridere con dolcezza ogni volta che ti odi. E smetterai. Mi senti volgere via lo sguardo con indifferenza ogni volta che chiedi aiuto. E te la caverai. Mi senti tacere ogni volta che urli una domanda disperata. E la terrai in te. Mi senti svanire ogni volta che ti accorgi di me. E non mi conoscerai ancora.
Sono la mano che scivola su quel pianoforte che ammiravi con desidero, e sognavi di suonare con poesia, estasiando mille visi ignoti con una bravura istintiva ed emozionale, sono il vento che giunge nei tuoi occhi per giustificare quelle lacrime quando hai perso la fiducia in te, sono l'ombra del tuo vestito mentre svogliatamente lo getti sulla sedia e non ti accorgi che amo l'ombra del tuo corpo nudo, mentre il tuo pensiero volge lontano alle preoccupazioni di un domani che nascerà dall'insoddisfazione di una notte volgente ad un sonno difficile. Adoro ogni tuo gesto riflesso contro il pavimento e l'armadio, senza innamorarmi mai di te. Sono quel rapido bisbiglio che ti lascia un senso di fastidio che dura per ore e che scompare prima che tu possa individuarlo. Sono il tradimento tradito, il desiderio incompiuto, il suono del tuo passo che attende nei tuoi piedi l'istante per nascere, ma tu fermi il piede, sono l'intenzione uccisa dalla lama dell'evento incompreso, sono l'azione fermata dalla paura che ti brucia dentro mentre la respingi in te. Sono la polvere sull'eterna immagine della tua verità negata. Sono la lacrima nera che racconta la forma del tuo viso, sono la perfezione della pupilla nera ed immensa, sono il suono lontano che si perde in essa e ti ipnotizza per un attimo, prima che tu fugga, e sono il silenzio così forte da far sanguinare la tua testa, affinché tu non debba sentire il rumore dei passi troppo veloci e pesanti nel loro eco, affinché tu non debba capire che stai correndo, disperatamente, più forte che puoi, sentendo il dolore dei battiti del cuore strozzarsi in gola, sentire lo stomaco strizzato in lancinante violenza per la verità che prigioniera si spezza le unghie contro le pareti della sua prigione di paure, e trema, e non ha più la forma luminosa di un angelo, ha le ali piene di buchi e bruciature, sono ingiallite e piene di polvere, deboli e piegate, il viso di pallore marmoreo incavato e nervoso, maestosità perduta, sono il buio che ti accoglie affinché tu possa odiarti al sicuro, sono il tuo riflesso nella lama del rasoio che non riesci mai ad usare con un taglio deciso, sono la risata isterica immersa nel pianto quando vedi quei patetici graffi sulle tue vene e fai cadere le lacrime nell'acqua tiepida che assorbe il tuo odore, tinta gentilmente da poche gocce di sangue, da tenui rivoli della tua debolezza, tributi insufficienti alla tua piccolezza. Sono quel momento che trattieni, ne afferri un'estremità e lo tieni così teso che il lato tagliente di un foglio di carta con le tue parole sporcate potrebbe ferirlo a morte, e tu vedresti scivolare l'attimo verso l'ignota origine che richiama a se ciò che resta dopo il tuo gesto, nel mio buio. Sono quella voglia di cercare un senso per poterlo negare, sono fatto di parole e pensieri, là dove tu risiedi veramente, piccola anima impaurita vestita di logori stracci bianchi, troppo leggeri per l'inverno che penetra dalla livida luce della minuscola finestra. Sono la carezza sui tuoi piedi sporchi, mentre accoccolata con le gambe nel petto e la testa reclina sulle braccia che ti trattengono così chiusa in te, dondoli al suono di una piangente melodia che un tempo era la dolcezza di un ricordo felice. Piccola anima dai capelli neri, ognuno un ricordo, piccola anima che dimentica la sua vera storia e comincia a credere nei racconti contaminati di favole crudeli, piccola anima prigioniera di se. Sono la tua paura, dolce e gentile, che ti protegge dalla fatica e dal coraggio, che ti protegge dal mondo fuori, dal freddo fuori, dalle persone fuori, da storie che non conoscerai. Sono la polvere del tempo sulla statua che ergeranno in tuo ricordo, sono la polvere dei ricordi che cercherà di coprire l'epitaffio, la scritta ferita nella pietra che ancora cercherà di raccontare il nome della menzogna. Morirò con te per seguirti nella morte e lascerò la mia ombra nella vita.
Sono il balzo del gatto che si ripete due volte sulla strada notturna che percorri lentamente. Sono l'ombra del cielo sulle tue unghie. Sono il centro dello sguardo che vola veloce verso di te seguendo il suono dei tuoi desideri, sempre più vicino, ancora, ancora, ancora, eccomi, eccomi a te, sto per sfiorare la tua spalla, tendo la mano invisibile, sto per toccarti dentro, affamato dell'unico istante colmo dell'acuto fragore dei cristalli d'opale che si infrangeranno spezzando le loro iridescenze, come note finali di una ballata orientale. Sono il verme nella bocca del pettirosso, la ragnatela abbandonata che danza al pianto di un salice in un giorno d'estate morente e ferma, sono la tua carne che si scioglie in parole, sono l'ombra del lampione nella nebbia d'inverno, sono la risata di un bimbo nell'acqua del fiume, sono il pianto felice spezzato dalla tua immagine morente, il suono del tuo cuore nel suo ultimo battito, il silenzio perfetto del tuo sguardo immobile nella notte di una casa sconosciuta, in solitudine affacci timidamente il viso nella notte dalla veduta del secondo piano, sono il piccolo lume sulla finestra quadrata della soffitta di una casa che scruti in lontananza, credevi che fosse vuota, sono il calore del tuo respiro che si colora di azzurro nel freddo e racconta l'anima all'aria della notte, sfumando nel suono dei tuoi ricordi gelati dalla luce pungente delle stelle morte, sono quell'orma nella neve che non ha né inizio né fine, né storia o ricordo, né valore per turbare i tuoi pensieri più di quel fiocco bianco che scende nel tuo sguardo in questa notte di cielo limpido e racconta la logica dei sogni al tuo inconscio, a te che dormi dalla tua nascita e tieni nascosto l'istante del tuo primo vagito là nel basso del ventre che bruciò di dolore sorreggendo l'urlo potente dei tuoi polmoni che con l'arroganza del desiderio di vivere cercavano di rubare il mondo intero per resistere un attimo ancora. Sono il motivo per cui non ti ricordi dove sei, come sei finito in quella casa, sono l'abbraccio che ti protegge dal farti ricordare che sei lo straniero, e straniero al mondo scappasti nelle braccia della madre di ogni fuga. Sono la luce del mattino che accarezza la terra e cerca di parlare ai tuoi occhi chiusi per come puoi credere di ricordarli, sono la tua fobia di non esistere e non saperlo, sono l'ingrediente di magica forza nel tenero imbarazzo condiviso di un estatico gioco di sguardi, sono l'immagine che cerchi da una vita e che si aggrappa alle setole che intingi ogni volta nel colore sperando di farmi scivolare sulla tua tela bianca che odora di mare, sono la canzone perfetta che cantasti con semplicità quel giorno di due anni fa e la tristezza speciale di non ricordarla che ti insegnava il tempo delle cose ed il senso che tutte le connette nella loro origine, sono la musica del tuo respiro quando lo ascolti disteso nel letto fino a fonderlo col silenzio, sono lo scricchiolio dei tarli nel legno che non sai se credere frutto d'immaginazione o indefinita evidenza, sono lo spiraglio della finestra accostata che hai dimenticato di chiudere, in me passa la voce della notte e volerò sulle parole che essa racconterà ai tuoi capelli e alla tua fronte, così che tu viva in immagini il piccolo segreto che ogni notte ti porta. Sono la stanchezza dolente delle parole non trovate, l'odore del tuo sudore sul cuscino, ogni piccola cosa fuori che trattiene una nota della poesia, sono lei, sono lui, sono te ed in te con te, ricordi?
Sono gli occhi verdi che canti, le perle nere che sogni, il blu ed il grigio che vedi, nel bianco oltre le palpebre socchiuse vive la mia casa e respira con ogni dolce amara parete di polvere antica. Sono la cenere fine che un raggio di sole illumina davanti a te mentre cammini nelle tue giornate vuote di spirito, vengo da un incendio che nessuno ricorda, porto l'odore di mille carni e mille fiori, e li ho visti amarsi, confondere il piacere col dolore, urlare fondendosi, petali e vapori rossi. Sono il vestito nero abbandonato sull'ultima sedia di un funerale nuovo, sono la piccola crepa nel bracciolo sinistro di quella sedia accarezzata dalle onde morenti della risacca e posseduta storta dalla sabbia, della quale non distinguerai il colore nel tramonto di questo mare saggio, e non mi vedrai mai. Sono la bambola che vedesti spezzare e piangesti come mai ti videro piangere, ma non ero nemmeno tua e mai mi avevi avuta, morii felice, perché millenni prima ero pinna di un pesce estinto e spirale aurea di conchiglia e terra e piante. Non piangere per me, la tua poesia non sarà mai bella quanto i miei ricordi e se morirò come demone libero allora canterò il tuo pianto morendo e rinascerò nella tua lacrima cadente per morire più bello infrangendomi in piccoli figli contro il suolo.
Non scordarti di me, non lo farai. La senti questa musica? E' la mia canzone per te. Lasciami andare, muoio stanco ogni volta, e tornerò dopo aver imparato a non esistere ancora e ancora, non piangere per me, ma piangi con me per tenermi compagnia. Sei sola, piccola anima, e non sai perché d'improvviso non riesci a trattenere le lacrime, senti quel piccolo bruciore che preme nei tuoi occhi e stringe il tuo naso prima di esplodere silenzioso e sciogliersi sul tuo viso, dolcemente, come me. Non sai perché, ma ti ringrazio, di cuore, piccola anima, per questo pianto. Per una volta, mi sento meno solo con te. Chiudo gli occhi che non ho. Vivi questa piccola fine per me. Sono te. Ricordi?
Sono il balzo del gatto che si ripete due volte sulla strada notturna che percorri lentamente. Sono l'ombra del cielo sulle tue unghie. Sono il centro dello sguardo che vola veloce verso di te seguendo il suono dei tuoi desideri, sempre più vicino, ancora, ancora, ancora, eccomi, eccomi a te, sto per sfiorare la tua spalla, tendo la mano invisibile, sto per toccarti dentro, affamato dell'unico istante colmo dell'acuto fragore dei cristalli d'opale che si infrangeranno spezzando le loro iridescenze, come note finali di una ballata orientale. Sono il verme nella bocca del pettirosso, la ragnatela abbandonata che danza al pianto di un salice in un giorno d'estate morente e ferma, sono la tua carne che si scioglie in parole, sono l'ombra del lampione nella nebbia d'inverno, sono la risata di un bimbo nell'acqua del fiume, sono il pianto felice spezzato dalla tua immagine morente, il suono del tuo cuore nel suo ultimo battito, il silenzio perfetto del tuo sguardo immobile nella notte di una casa sconosciuta, in solitudine affacci timidamente il viso nella notte dalla veduta del secondo piano, sono il piccolo lume sulla finestra quadrata della soffitta di una casa che scruti in lontananza, credevi che fosse vuota, sono il calore del tuo respiro che si colora di azzurro nel freddo e racconta l'anima all'aria della notte, sfumando nel suono dei tuoi ricordi gelati dalla luce pungente delle stelle morte, sono quell'orma nella neve che non ha né inizio né fine, né storia o ricordo, né valore per turbare i tuoi pensieri più di quel fiocco bianco che scende nel tuo sguardo in questa notte di cielo limpido e racconta la logica dei sogni al tuo inconscio, a te che dormi dalla tua nascita e tieni nascosto l'istante del tuo primo vagito là nel basso del ventre che bruciò di dolore sorreggendo l'urlo potente dei tuoi polmoni che con l'arroganza del desiderio di vivere cercavano di rubare il mondo intero per resistere un attimo ancora. Sono il motivo per cui non ti ricordi dove sei, come sei finito in quella casa, sono l'abbraccio che ti protegge dal farti ricordare che sei lo straniero, e straniero al mondo scappasti nelle braccia della madre di ogni fuga. Sono la luce del mattino che accarezza la terra e cerca di parlare ai tuoi occhi chiusi per come puoi credere di ricordarli, sono la tua fobia di non esistere e non saperlo, sono l'ingrediente di magica forza nel tenero imbarazzo condiviso di un estatico gioco di sguardi, sono l'immagine che cerchi da una vita e che si aggrappa alle setole che intingi ogni volta nel colore sperando di farmi scivolare sulla tua tela bianca che odora di mare, sono la canzone perfetta che cantasti con semplicità quel giorno di due anni fa e la tristezza speciale di non ricordarla che ti insegnava il tempo delle cose ed il senso che tutte le connette nella loro origine, sono la musica del tuo respiro quando lo ascolti disteso nel letto fino a fonderlo col silenzio, sono lo scricchiolio dei tarli nel legno che non sai se credere frutto d'immaginazione o indefinita evidenza, sono lo spiraglio della finestra accostata che hai dimenticato di chiudere, in me passa la voce della notte e volerò sulle parole che essa racconterà ai tuoi capelli e alla tua fronte, così che tu viva in immagini il piccolo segreto che ogni notte ti porta. Sono la stanchezza dolente delle parole non trovate, l'odore del tuo sudore sul cuscino, ogni piccola cosa fuori che trattiene una nota della poesia, sono lei, sono lui, sono te ed in te con te, ricordi?
Sono gli occhi verdi che canti, le perle nere che sogni, il blu ed il grigio che vedi, nel bianco oltre le palpebre socchiuse vive la mia casa e respira con ogni dolce amara parete di polvere antica. Sono la cenere fine che un raggio di sole illumina davanti a te mentre cammini nelle tue giornate vuote di spirito, vengo da un incendio che nessuno ricorda, porto l'odore di mille carni e mille fiori, e li ho visti amarsi, confondere il piacere col dolore, urlare fondendosi, petali e vapori rossi. Sono il vestito nero abbandonato sull'ultima sedia di un funerale nuovo, sono la piccola crepa nel bracciolo sinistro di quella sedia accarezzata dalle onde morenti della risacca e posseduta storta dalla sabbia, della quale non distinguerai il colore nel tramonto di questo mare saggio, e non mi vedrai mai. Sono la bambola che vedesti spezzare e piangesti come mai ti videro piangere, ma non ero nemmeno tua e mai mi avevi avuta, morii felice, perché millenni prima ero pinna di un pesce estinto e spirale aurea di conchiglia e terra e piante. Non piangere per me, la tua poesia non sarà mai bella quanto i miei ricordi e se morirò come demone libero allora canterò il tuo pianto morendo e rinascerò nella tua lacrima cadente per morire più bello infrangendomi in piccoli figli contro il suolo.
Non scordarti di me, non lo farai. La senti questa musica? E' la mia canzone per te. Lasciami andare, muoio stanco ogni volta, e tornerò dopo aver imparato a non esistere ancora e ancora, non piangere per me, ma piangi con me per tenermi compagnia. Sei sola, piccola anima, e non sai perché d'improvviso non riesci a trattenere le lacrime, senti quel piccolo bruciore che preme nei tuoi occhi e stringe il tuo naso prima di esplodere silenzioso e sciogliersi sul tuo viso, dolcemente, come me. Non sai perché, ma ti ringrazio, di cuore, piccola anima, per questo pianto. Per una volta, mi sento meno solo con te. Chiudo gli occhi che non ho. Vivi questa piccola fine per me. Sono te. Ricordi?
Sunday, 11 February 2007
Unisex
Non credo nell'eterosessualità. Non credo nell'omosessualità. Non credo nella bisessualità. Credo nella sessualità. Non credo nel matrimonio esteriore. Credo nell'unione interiore. Non credo nell'amore umano per come l'essere umano lo racconta a se stesso. Non credo nelle unioni visibilmente eterne. Credo nella paura umana verso il dolore che la verità porta bruciando le menzogne. Sono stato attratto da molte donne e a volte le ho fisicamente desiderate. Alcune le ho desiderate così tanto da averle. Non ho mai desiderato fisicamente un uomo. Sono però in grado di valutarne soggettivamente la bellezza e l'attrattiva fisica. Questa per me è anche sessualità. C'è paura tra gli uomini. Pochi vivono pienamente e con serenità la loro parte femminile, pur senza perdere la virilità, senza perdere la rude bellezza di una barba di tre giorni. Alcuni hanno paura di chi vive una sessualità diversa, con diversi valori e desideri, a volte più sincera e libera della sessualità comunemente accettata. C'è un crescente fermento di polemica ed infervorata paura che i pilastri del flebile equilibrio forzato di una menzogna coperta dall'immagine del comune buon senso e del giusto vengano indeboliti. C'è chi accetta più facilmente la prostituzione forzata, la pornografia che uccide la fantasia e degrada la bellezza del sesso, l'aberrazione nascosta di perversioni nate dalla prigionia dei desideri, le catene del perbenismo che nascondono esseri Jodorowskyanamente deformi nell'animo, le cui azioni vengono coperte finché non si sceglie un capro espiatorio, affinché non sia il figlio del grande benpensante ad essere scoperto discendente e depositario delle perversioni paterne nella sua camera nascosta, invece di accettare che le forme del sentimento in grado di unire due persone possano essere molteplici e ben più vaste, eppure ancora sincere, vive e vere, di quanto egli avesse imparato ad accettare. Il matrimonio è istituzione umana. L'unione è sentimento. Ed è dinamico. L'amore non è quello eterno raccontato dagli uomini. Evolve e muta, cade e si rialza, viaggia, ritorna, continuamente, si avvicina e si allontana, ci avvicina e ci allontana, sfugge e ci invita ad ascoltarlo, sinceramente, perché egli ci trasporta e guida nella sua danza di emozioni, mistero insoluto per il cercatore, strada di sincerità verso il proprio io, dopo aver scostato con mano curiosa e rinata molte tende offuscate, ne cercheremo l'essenza libera dal giudizio, dove l'egocentrismo non è difetto, ma punto di partenza per abbracciare tutti e tutto. Ama chi vuoi, ma impara ad ascoltarti e ad ascoltare chi ami. Impara ad ascoltare i tuoi sentimenti e accetta i suoi per ciò che realmente sono, ricordati che siete bambini in crescita, non fermare, non obbligare, non giudicare. Fai ciò che desideri davvero, nella libertà. Siete tutti liberi di imparare ad amare. Abbandonate le paure, le menzogne e le prigioni per l'animo, liberate i vostri demoni, lasciateli andare amandoli. Siete tutti liberi di amare.
Thursday, 8 February 2007
La falsa natura del dolore
Nel nostro cammino spesso scegliamo il dolore. Il dolore è purificazione. Il dolore ci mette alla prova: se sapremo essere sinceri con noi stessi, se sapremo viverlo invece di fuggire, accettarlo invece di nasconderlo o manipolarlo per non doverlo guardare dritto negli occhi, allora eviteremo di creare demoni in noi. Raramente vedo vincere questo gioco. Il dramma personale di ognuno, reale o inventato che sia, prende il sopravvento, diviene strumento nelle nostre mani mentre noi, abilissimi attori, ci convinciamo di non essere i motori di quel dolore, di non essere noi stessi a muoverlo, manipolarlo e plasmarlo affinché possa crearci un alibi per le nostre scelte, per l'autocommiserazione, per l'odio verso se stessi, per il voler soccombere agli errori, invece di amarli. I demoni urleranno perché li faremo urlare, soffriranno perché li incateneremo in noi, per non perderli, per poter sempre stare alle spalle del dolore, per non doverci esporre. Quanto forte è colui che umilmente sceglie di amare se stesso ed i propri errori, così come si ama il bambino che cresce, come è dignitoso e vero colui che sinceramente accetta i giochi di luce ed ombra in se, imparando a lasciarli liberi di mutare, partire e tornare, giocare e vivere come libera energia nell'essenza dell'essere. A lui spetta una strada di accrescimento meravigliosa. Ed egli sa che una meravigliosa strada di accrescimento spetta a lui e a chiunque, la strada personale del proprio vero io, una strada che sosterrà i nostri passi che si scelga di essere o no quella persona forte. Il nostro vero io non smette mai di amarci. Se imparassimo ad amarci così come egli ci ama, impareremmo ad entrare più facilmente in contatto con lui, con la luce e l'ombra in noi, scoprendole amanti in un'ondulata spirale di attrazione e repulsione, unione e separazione, aspetti opposti di un'unica essenza. Apprenderemmo e comprenderemmo la nostra verità con una sincerità ed una profondità maggiore. A te che scegli di dipingerti anima oscura, portatrice di dolore per te e per gli altri, a te che vivi nella paura, o che temi la luce, tremi all'idea di perdere la tua oscurità, a te dico che l'oscurità non può vivere sinceramente libera senza luce, così come la luce non può vivere sinceramente libera senza oscurità. A te dico: ascolta il tuo vero io e scendi dal palcoscenico. Grande è il tuo dolore. Comincia ad amarlo invece di sfruttarlo. Comincia a vivere, libera di essere amata e amante nei tuoi stessi giochi di luce ed ombra, comincia a ritrovare la tua vera forza interiore e vivi in modo presente, adesso, non nei ricordi, non nei timori, la tua vera vita.
Tuesday, 6 February 2007
Il cammino del fiume
In natura tutto tende all'equilibrio e al minor spreco di energia. La via più breve per il percorso di un fiume parrebbe all'uomo quella che dalla montagna scende dritta verso la valle, fino al mare. Eppure il fiume sceglie di formarsi in molte curve e percorsi tortuosi. Se questa non è un'eccezione alle regole della natura, allora è l'uomo che non riesce a scorgere l'utilità di un simile evento. Simile a quella del fiume è la via che ci porta verso la verità. Ogni curva è l'occasione di un'esperienza, un traguardo in ogni passo, così che il fiume, una volta arrivato al mare, comprende che il suo traguardo non era raggiungere la foce, ma tutta l'esperienza che l'acqua, pur senza interrompere la sua discesa, ha acquisito in ogni parte del lungo viaggio, prima di tornare nel grande mare, evaporare in nuvola e riscendere in pioggia per essere nuovamente fiume.
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