Finalmente chiudo un cerchio emozionale. Tutto cominciò con l'apertura di questo cerchio, adesso continuerà senza, sotto altra forma. Non importa quanto possiamo averla amata, non importa quanto possiamo sapere che non ha colpe. Non importa il fatto che siamo stati noi ad andarcene. L'immagine di lei, nei ricordi sfumati, sarà sempre dolorosa, una figura cattiva per il nostro inconscio. Continueremo ad essere innamorati di un amore simile ad un velo lacerato in tanti punti, un velo sfumato di bruciature, un velo che si consuma nella sua spettralità, ed in lei vedremo il dolore. In lei l'origine delle azioni del dolore. In lei la tristezza del nostro viso. Quanto vorremo soffrire assaporando l'immagine del suo corpo ad altri donato. Quanto vorremo essere preda del vortice. Continueremo ad essere innamorati del dolore. Forse per un nuovo dolore non comprenderemo mai quello passato. Forse vorremo chiuderlo, incatenarlo e lasciarlo solo in una stanza, recesso di noi. Ed egli da innocente crescerà come demone. Ed egli alimenterà il rancore e la distorsione dei ricordi. Ed egli si nutrirà silenziosamente della solitudine che deleghiamo a lui invece di affrontarla e rimarrà come segno indelebile in noi. Io ho fatto una scelta diversa. Ho scelto la solitudine, ho affrontato il mio demone, non ho permesso che lui crescesse in cattività. L'ho voluto cercare fino a poterlo guardare negli occhi. Stare da soli quando si sta bene con se stessi è piacevole e permette di trovare una centrata presenza di equilibrio e pienezza in noi. Stare da soli con un demone da affrontare è diverso. Stare solo nel buio e sentire un respiro non tuo, un respiro che stenti a riconoscere, e tanto più inquietante è il flebile ricordo, il remoto senso di ricordo, un respiro che spaventa perché finisci per riconoscerlo, senti che sotto la bestialità di quel respiro si cela il tuo stesso respiro, ad un ritmo diverso del tuo, nel buio, un suono diverso dal tuo, nell'oscurità, ma se ti fermi ad ascoltare bene senti il tuo respiro celato in quel suono. Demoni, nascono quando neghiamo una verità. La loro solitudine, il loro dolore ci infetta. Cerco di affrontare i miei demoni, affronto la spiritualità del piacere e del dolore, cerco di non lasciare mai che un demone resti incatenato quando preme per uscire, ma a volte non è facile, a volte si aggrappa, stringe, lacera, silenziosamente, senza che tu te ne accorga, finché non lo guardi e non gli indichi la porta aperta. Ma lui non si fida e graffia e urla e ti guarda tra la paura da animale messo alle strette e l'odio per essere nato, ti ringhia contro e piange, e tu senti la sua voce sulla pelle e cadi a terra e gioisci dei lividi e senti il dolore del parto che prova il bambino nascendo, e non vuoi credere che ce la farai, e reciti la parte alla perfezione per sentire un dolore autentico, dimentichi di avere controllo, di essere il demone, e vivi l'emozione pienamente, ti limiti nel limite per essere inerme e risvegliarti più umano. E finalmente nasci ed il demone non è più demone, tu hai vissuto il suo dolore, sei rinato nel suo dolore ed egli ora sorride, svanendo. Il tuo corpo nudo a terra, sporco, infreddolito, stanco, riaprirà gli occhi per una nuova prima volta. Entra nel calore cocente, rilassati, chiudi gli occhi, accetta il calore bruciante nel respiro, accetta con i tuoi polmoni quell'aria che nuovamente impari a respirare, non opporre resistenza, il calore da soffocante diverrà una sensazione che ti farà scordare la forma del tuo corpo e tu sarai tutto, sarai ogni cosa che vorrai essere se solo farai si che la tua mente perda la sua forma. Entra nel vapore dell'anima, respira l'acqua ed essa ricorderà ai tuoi polmoni da dove vieni, ti ricorderai del respiro di tua madre, il calore del suo corpo, il piacere della tua pelle quando ancora eri bambino e la assaggiavi di continuo.
Ho passato mesi in questa crescente pratica del dolore della solitudine, toccandone i punti più vivamente stordenti in questi ultimi giorni. Finalmente ho chiuso questo cerchio. Riesco a pensare a lei con tenerezza, senza nessuna accezione negativa, sinceramente, senza vedere dolore, riesco ad immaginarla in ogni atteggiamento senza soffrire. Riesco ad immaginarla, corpo di donna nell'odore di un altro corpo di donna, senza provare il bisogno di proteggerla da tutto ciò che intorno a lei accade. Senza il bisogno di vederla crescere. Senza il bisogno di restare in equilibrio tra la voglia di un abbraccio da donare, il dolore delle spine e la paura che cerchi di divincolarsi ed io mi senta ferito per averne limitato la libertà. Senza il bisogno di proteggerla da se stessa. Finalmente sono libero dal lacero velo di un sentimento dilaniato. Le voglio teneramente bene. Rivederla è stato bello. Io non l'amo e la ringrazio per la vita che ha condiviso con me. Ora è tempo di uscire da qui. Come una corsa che termina, rallento il ritmo dei passi calcanti, fino a trasformare la corsa in cammino, in questi ultimi giorni di solitudine scelta, timidamente svanente, cammino verso l'uscita e torno alla vita, libero.
Ho passato mesi in questa crescente pratica del dolore della solitudine, toccandone i punti più vivamente stordenti in questi ultimi giorni. Finalmente ho chiuso questo cerchio. Riesco a pensare a lei con tenerezza, senza nessuna accezione negativa, sinceramente, senza vedere dolore, riesco ad immaginarla in ogni atteggiamento senza soffrire. Riesco ad immaginarla, corpo di donna nell'odore di un altro corpo di donna, senza provare il bisogno di proteggerla da tutto ciò che intorno a lei accade. Senza il bisogno di vederla crescere. Senza il bisogno di restare in equilibrio tra la voglia di un abbraccio da donare, il dolore delle spine e la paura che cerchi di divincolarsi ed io mi senta ferito per averne limitato la libertà. Senza il bisogno di proteggerla da se stessa. Finalmente sono libero dal lacero velo di un sentimento dilaniato. Le voglio teneramente bene. Rivederla è stato bello. Io non l'amo e la ringrazio per la vita che ha condiviso con me. Ora è tempo di uscire da qui. Come una corsa che termina, rallento il ritmo dei passi calcanti, fino a trasformare la corsa in cammino, in questi ultimi giorni di solitudine scelta, timidamente svanente, cammino verso l'uscita e torno alla vita, libero.
No comments:
Post a Comment