Siamo tutti bambini in crescita. Da sempre.
"Aveva anche fatto l'esperienza che gli uomini intelligenti suscitano presso gli altri una specie singolare di scandalo e disgusto, che sono bensì stimati da lontano e richiesti in caso di bisogno, ma nessuno li ama o li considera come suoi pari, mentre invece cerca di scansarli. Aveva anche imparato che i malati e gli infelici accettano molto più volentieri formule magiche, tradizionali o inventate, che consigli ragionevoli; aveva visto che l'uomo preferisce accettare disagi e penitenze esteriori, anziché mutarsi intimamente o soltanto fare un esame di coscienza, e che è più proclive ad aver fede nella magia che nella ragione, nelle formule che nell'esperienza: tutte cose che nelle migliaia d'anni passate da allora non sono probabilmente mutate quanto asseriscono certi libri di storia. Aveva però imparato che l'uomo intelligente e studioso non deve perdere l'amore, deve andare incontro senza superbia ai desideri e alle stoltezze degli uomini, ma senza lasciarsene dominare, che dal savio al ciarlatano, dal sacerdote all'imbroglione, dal fratello soccorrevole allo sfruttatore parassita non c'è che un passo e che la gente preferisce in fondo pagare un furfante, lasciarsi gabbare da un ciurmatore invece che accettare un aiuto gratuito e disinteressato. Gli uomini non amano pagare con affetto e fiducia, ma piuttosto con merce e denaro. Ingannano i propri simili e aspettano di essere ingannati a loro volta. Bisogna imparare a vedere nell'uomo un essere debole, egoista e vile e bisogna intuire quanto anche noi partecipiamo di queste brutte qualità e inclinazioni, non senza però credere e nutrire nella nostra mente della convinzione che l'uomo è anche spirito e amore ed è capace di reagire agli istinti e di nobilitarli."
Hermann Hesse, "Il giuoco delle perle di vetro".
"Aveva anche fatto l'esperienza che gli uomini intelligenti suscitano presso gli altri una specie singolare di scandalo e disgusto, che sono bensì stimati da lontano e richiesti in caso di bisogno, ma nessuno li ama o li considera come suoi pari, mentre invece cerca di scansarli. Aveva anche imparato che i malati e gli infelici accettano molto più volentieri formule magiche, tradizionali o inventate, che consigli ragionevoli; aveva visto che l'uomo preferisce accettare disagi e penitenze esteriori, anziché mutarsi intimamente o soltanto fare un esame di coscienza, e che è più proclive ad aver fede nella magia che nella ragione, nelle formule che nell'esperienza: tutte cose che nelle migliaia d'anni passate da allora non sono probabilmente mutate quanto asseriscono certi libri di storia. Aveva però imparato che l'uomo intelligente e studioso non deve perdere l'amore, deve andare incontro senza superbia ai desideri e alle stoltezze degli uomini, ma senza lasciarsene dominare, che dal savio al ciarlatano, dal sacerdote all'imbroglione, dal fratello soccorrevole allo sfruttatore parassita non c'è che un passo e che la gente preferisce in fondo pagare un furfante, lasciarsi gabbare da un ciurmatore invece che accettare un aiuto gratuito e disinteressato. Gli uomini non amano pagare con affetto e fiducia, ma piuttosto con merce e denaro. Ingannano i propri simili e aspettano di essere ingannati a loro volta. Bisogna imparare a vedere nell'uomo un essere debole, egoista e vile e bisogna intuire quanto anche noi partecipiamo di queste brutte qualità e inclinazioni, non senza però credere e nutrire nella nostra mente della convinzione che l'uomo è anche spirito e amore ed è capace di reagire agli istinti e di nobilitarli."
Hermann Hesse, "Il giuoco delle perle di vetro".