Il Principio - The Principle

Ognuno di noi possiede la verità, intraprende quindi il proprio cammino infinito per conoscerla. Questa è l'essenza del sentire, la luce dell'esistenza. Questo è il cammino che in ogni passo del sogno ci porta dal possedere la verità ad essere la verità.
Each of us possesses the truth, then undertakes his endless journey to know the truth. This is the essence of feeling, the light of existence. This is the path that in every step of the dream leads us from having the truth to being the truth.

Friday, 18 July 2008

Circolo vizioso

L'essere umano mente a se stesso al fine di evitare la conoscenza della sua propria natura, in quanto non riuscirebbe ad accettarla a causa dell'illusione di verità nella quale vive. Finché l'essere umano non riuscirà a conoscere ed accettare la sua propria natura, perpetuerà l'illusione di verità nella quale vive.

Thursday, 17 July 2008

L'attimo di un desiderio

Non di una vita, petalo, se dolce speranza dell'attimo potesse ricorpire l'intero fiume, goccia che si espande, io donerei il mio dolore, rinunciando a ciò che ho di più prezioso. E non vi è domani diverso da quello che dipingo adesso, in questo istante. Lasciando cadere la fiamma, incendio il custode delle parole, ignaro candore. Nel ricordo di mille racconti, terminati con una goccia di sangue sul fondo del vetro, sogno di accasciarmi, in ginocchio sconfitto, mantenendo nel cuore la posizione composta del meditante. Osservami mio cuore, ed impara. Osservami ed imparerò. Vi è lo scorrere dell'intera creazione infinita in questo respiro ad occhi chiusi, vi è tutto ciò che va oltre e più profondamente di questo desiderio. Solo chiudendo gli occhi, trattenendo il respiro eterno in me, così che sia l'anima a respirare, potrò inseguire una goccia che cade dal cielo nell'oceano, senza perderla mai. Più profonda della lama nella paura, più oscura dell'occhio prima della luce, più luminosa dell'immagine dipinta della verità, desidero credere alla danza di sangue di questo desiderio. In un dolore maturo che torna fanciullo, ritrovo l'origine, il luogo dei primi passi, torno a casa, per un nuovo viaggio. E rinuncio all'ultimo sonno guaritore, rinuncio per il tempo del sentire al tempo del toccare. Ascendi ad essere oltre il mio dipinto, portandomi con te. Ancora un passo e vedremo il mare ed il cielo. Voltandoci indietro. Ogni movimento sarà gentile, né la caduta più violenta potrà essere più impetuosa del leggero volteggiare di un petalo nella brezza notturna di fine estate. Un tramonto di emozioni, irrora ogni spazio, trascinando il tempo nell'orizzonte. Sii, adesso.

Monday, 14 July 2008

Attese per sempre

Attese per sempre che arrivasse qualcuno.

La fine è un mistero.



Sotto nuvole felici e sole come me, contemplo l'emozione umana che ha fine indefinita e sfumata. Non per poesia ed ambizione, ma per vera incarnazione, sento il sangue linfa dei pensieri, suppongo che il dolore nel petto che scivola in rivoli scuri sulla tela dei pensieri, annerendo i raggi di luce filtrata, sia parte della cura, la lenta via della guarigione.


Imperi costruiti in anni e distrutti in un giorno, oggi vedo distrutto in un giorno il muro di roccia che si era posato come polvere incancellabile sulla luce dello spirito, imprigionando la libertà dell'anima. Oggi vedo la bellezza di questa distruzione, l'impero della mente che produceva le sue stesse catene, oggi provo ancora una volta il dolore della rinascita.


Mi seguano angeli senza volto sul grande cielo della mia fuga, in questa corsa senza terreno io corro verso il grande universo, pronto a nascere.


Giunto in terre lontane, attendo l'eterno in un istante per tornare a casa. Il dolore è dipinto su queste vesti di errante, pellegrino dell'anima. Sono solo tra la folla invisibile, duro nel volto celato d'alabastro, con crepe nel cuore che sgorgano il rosso canto della terra natia. E piangerò nella gola ad ogni passo, per ritrovare il suono del suo nome. Portami a casa, amore, portami a casa, lontano da questo nuovo dolore, perché non nacqui per conoscere e scelsi di cadere, un giorno sarò dio, ma oggi luce ed ombra lascio scivolare come pioggia, per il mare di emozioni che m'annega.


Il rumore di vetro infranto, lo chiamai cristallo.
Il suono del mio canto, la carezza sulla quale far scivolare il passo.
Perché il cammino è lungo, perché il cammino è vero, perché il cammino è tutto ciò da cui non fuggo.
Sentendo la promessa infrangersi chiamai vetro infranto nel ventre il suo suono.


Disperdo lo sguardo in fiamme, lasciando che si intorpidisca nello sfumare della luce danzante, perché questa è la storia del vecchio e la si può capire solo leggendola attraverso le lacrime. E non ricordo se lei morì, ma ricordo che raccontò di averla amata. E non ricordo se si fermò fuori dalla sua finestra, senza che lei potesse vederlo. E' strano, ricordo il suo nome, ma non il modo in cui lo pronunciava.


Cosa mi muove a ricordare, se non il desiderio di essere? Ma non sono ricordi di questa mia vita. Sono delle mille vite in cui fuggo per non ricordarmi il presente.


Questa storia, come la meraviglia di un bambino che riprende il gioco ed il sorriso così, d'improvviso, dopo aver pianto per la paura dell'inaspettato dolore, mi accompagna per mano. Ed è solo lei a farlo.


E se il sogno mi sognasse, sarei dispiaciuto e pentito di non aver capito? Non importerà quanto volerò talmente in alto da vedere tutto e niente. Il cielo non smette mai di attendere, eppure vedo angeli invisibili cadere.


Morì. Raccolsi le sue cose e vidi l'ombra di ognuna rimanere al loro posto.

La fine è un mistero.

Sulle terrazze dell'ospedale




Cammino sulle terrazze dell'ospedale, sui tetti, sopra tanti come me, che saranno o sono stati, modero il dolore con passi lenti, e non dorme mai il mio cuore. Vento di pioggia, lacrime calde d'estate, compagne di un nascituro sorriso soffocato dal silenzio, prima di domani sappi, ovunque e adesso, io ci amo.






Parlo in silenzio, all'immagine in me. Passo davanti alla finestra della mia stanza. Avvicino il viso al vetro, oltre il riflesso vedo il letto vuoto e gli oggetti sul tavolo. Forse sono il fantasma di un me che non è mai esistito in questo istante.

Sunday, 13 July 2008

Vibrante tremulo fremito

Notte. La finestra socchiusa, l'aria notturna dell'estate viene per alimentare il sudore. Tutto tace, lentamente il torpore sfuma dileguandosi ai lati della coscienza. Mi alzo nel silenzio, riscoprendo la sensazione veritiera del mio corpo e dei suoi limiti. Pochi passi. Fremito. Dal collo viene a sussurrare la fragilità dell'essere illusorio alla mente, ogni concetto e convenzione, ogni intricato e solido apparato mentale trema al semplice sussurro portatore del sospetto di quello che verrà. Fremito, il corpo ha sentito la paura della mente. Ecco la promessa dell'istante entrare nel sangue e lasciarsi trasportare nel cuore delle membra, ciascuna risponde. E mi ritrovo vibrante. Tremo, di brividi fragili come gocce di freddo sudore nel quale sembra racchiusa la linfa sfuggente del filo sottile al quale è appesa la vita di ognuno. Raggiungo il letto. Entro a fatica, tremulo e debole, anelante di essere dentro, al caldo. Mi accuccio, mi piego su me stesso, riduco gli spazi scoperti, mi faccio piccolo, mi chiudo e tremo. Mi fermo. Brivido. Tremo. Intervallo. Tremito forte, mi muove le membra in contorsioni del corpo intero. Mi fermo. Sono tranquillo, in questa tortura. La mia fragilità che lotta per affermare il suo diritto di essere vera, di essere se stessa. Tremo, il mio corpo combatte. Fremiti a intervalli, onde forti, onde lievi, ma non cessa. Braccia piegate e mani giunte, una copre l'altra, come in una strana preghiera orizzontale, trema la testa davanti alla loro unione, delirio mistico, gambe piegate, più piccolo dei piedi di un bambino. Non sono qui, non sta accadendo, sono qui, sta accadendo e lo sento, non ho paura. Non ho paura di essere fragile. Sono io, vibrante tremulo fremito, e questa è la mia notte di lotta solitaria. Le lenzuola non bastano, il caldo dell'estate che si fa strada dalla finestra non basta, conservo il calore del mio corpo, ma si consuma con la linfa che sudo nel letto, evaporando respiri infranti nell'aria. Perdo il senso del mondo, diventa un ricordo lontano di ieri e di domani. Questa stanza non basta, è troppo grande per abbracciarmi, piccola per proteggere i miei pensieri, troppo piccola per proteggere i miei desideri. Perché vorrei poter volare via, in un tempo ed un luogo d'amore, una sosta nel cammino, un traguardo felice, per stanotte, pelle gentile e desiderata, mai ho amato così tanto la mia ed il suo calore, ma sta soffrendo, immaginandosi presto livida nell'abbandono della rinuncia. Non è la febbre dell'essere, ma il fragile sospiro dell'esistere, fonte e soluzione dell'unica vera paura e ricerca. Che importa, domani starò bene. Non si insinui in me il granello di scuro pulviscolo della paura che il sospiro si spenga come ultimo adesso. Domani sarò nuovamente nell'illusione del mondo. Sorridi, piccolo, sorridi senza motivo, abbracciandoti, amandoti, perché ora sei solo, fragile, vibrante tremulo fremito di vita.