Il Principio - The Principle

Ognuno di noi possiede la verità, intraprende quindi il proprio cammino infinito per conoscerla. Questa è l'essenza del sentire, la luce dell'esistenza. Questo è il cammino che in ogni passo del sogno ci porta dal possedere la verità ad essere la verità.
Each of us possesses the truth, then undertakes his endless journey to know the truth. This is the essence of feeling, the light of existence. This is the path that in every step of the dream leads us from having the truth to being the truth.

Thursday 11 February 2010

Piccolo solo

Piccolo solo, sorpreso, è uno scartato. A lui non è stato concesso di salire nella luce. Adesso è solo. Bloccato in un piccolo cono di penombra. Una luce flebile della quale ignora l'origine. Per terra, mattoni in rilevo, scuri, colore delle ombre. Intorno a lui, oscurità talmente densa da sembrare solida. E' questo il momento in cui vibra. Per pochi istanti si intravede l'immagine del se adulto, intermittente su quella di lui, piccolo. E' questo il momento in cui la mente si frantuma, la coscienza non sopporta l'evidente verità. E' solo, imprigionato da mura vuote ed impercorribili, in un istante eterno, indifeso. Sa che col passare del tempo la solitudine lo porterà a desiderare che qualcosa esca dall'oscurità. Qualcosa che ponga fine a quella situazione. Morte, magari. Almeno dolore reale e percepibile oltre questa litania infiammante che stringe la sua mente in monotona morsa perenne. Perderà il senso del tempo. Lo sa. E sa che non riuscirà a sperare realmente che qualcosa di piacevole possa spuntare da quell'oscurità. Per quanto per un istante possa essere di conforto l'idea che proprio quell'oscurità possa essere solo una facciata, che dietro le cose più spaventose a volte si nascondono le cose più belle, subito dopo un pensiero ancora più terribile ritorna a braccarlo. Il terrore che da quell'oscurità non esca nulla. Mai. La solitudine è dentro di lui. E' il mostro che lo mangerà da dentro. Ma la vita riserva sempre soprese. E' un bambino ed i bambini si meravigliano, riescono a vedere ciò che gli adulti non vedono. E' davvero un bambino? Non ricorda. Forse non è nemmeno vivo. Cos'era venuto a fare qui? Da dove? Un attimo di lucidità, si rende conto di star perdendo coscienza dei suoi ricordi. Forse accade perché erano fasulli. Forse tutto è illusione e se solo si muovesse nell'oscurità si sveglierebbe dall'incubo. Ma non ci crede realmente. Ha paura di spostarsi dal cono di penombra, anche se sa che prima o poi dovrà fare qualcosa, perché stare fermo non fa altro che alimentare la solitudine e la paura della stessa. Prova a muoversi. Un passo verso il limite del cono d'ombra. Un altro ancora. Un terzo ed è al limite. Pensa che se dovesse accadere qualcosa di terribile, per quanto lo terrorizzi, almeno cesserebbe un'agonia che potrebbe continuare chissà per quanto se non dovesse avere il coraggio di provare. Quattro. Sfuma nel buio. Cinque. Si volta. Il cono di penombra è appena percepibile. Sei. Com'è possibile che sia già così lontano? E' come se l'oscurità fosse nebbia uniforme. Sette. Ormai percepisce il cono di penombra solo sforzandosi e non è nemmeno così certo di vederlo. Otto. E' nel buio, non sa dove sta andando. Sente i mattoni in rilevo sotto i piedi. Non accade nulla. Nove. Vorrebbe ricordare come era arrivato. L'oscurità era lì da prima che arrivasse? Improbabile, come avrebbe fatto ad attraversarla fino al cono di penombra altrimenti? E' più probabile che si sia formata dopo. Era qui per la luce. Quando la luce se n'è andata, probabilmente l'oscurità si è formata intorno a lui. Non ricorda da dove proviene. Non ricorda nemmeno il suo nome. La paura che prova, sa di non averla provata mai prima d'ora. Dieci. Sa una cosa, però: l'idea che si era fatto dell'inferno, era veramente migliore di tutto questo.

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